Per liberarsi da una radicata avversione verso noi stessi e gli altri dobbiamo essere capaci di praticare il perdono. Come l’amore, il perdono ha il potere di far maturare le forze della purezza e di affermare le qualità della pazienza e della compassione. Crea lo spazio per un rinnovamento e una vita libera dall’asservimento al passato.
Quando siamo prigionieri delle nostre azioni passate o delle azioni degli altri, la nostra vita non può essere vissuta pienamente, poiché il risentimento, il dolore ingiustamente subito, lo spiacevole retaggio del passato concorrono a chiudere i nostri cuori e perciò a restringere il nostro mondo.
Lo scopo della meditazione del perdono non è conquistare o accampare diritti su qualcosa, o dimenticare noi stessi in una totale deferenza ai bisogni degli altri. Di fatto, è grazie a una maggiore compassione verso noi stessi che creiamo le condizioni per un amore libero, che può dissolvere la separazione e sollevarci dai due pesi gemelli della colpa lacerante e dell’oltraggio eternamente irrisolto.
È molto più difficile perdonare che non perdonare. I politici sembrano contare su questo fatto: può essere molto più semplice unire le persone con un odio comune piuttosto che con l’amore. Non è così facile accedere a quel luogo dentro di noi che può perdonare e amare. Ricordate, essere capaci di perdonare significa lasciar andare in modo così assoluto e profondo che è quasi come morire. Dobbiamo essere capaci di dire: “Non sarò più quella persona e tu non sarai più quella persona.
Perdonare non significa condonare un’azione nociva o negare l’ingiustizia e la sofferenza; è una cosa che non dovrebbe mai essere confusa con la passività verso la violenza o l’abuso. Il perdono è un abbandono interiore della colpa o del risentimento. Quando il perdono cresce può prendere qualsiasi forma esteriore, possiamo cercare di fare ammenda, chiedere giustizia, decidere di farci trattare meglio o semplicemente lasciarci una situazione alle spalle.
Il senso di benessere psicologico e spirituale che proviene dal perdono arriva direttamente, perché questa pratica ci porta al limite di ciò che possiamo accettare. Stare sul limite è provocatorio, lacerante; in una parola, trasforma. Il processo del perdono richiede coraggio e un continuo rammentare dove risiede la nostra felicità più profonda. Come disse Goethe: “I nostri amici ci mostrano cosa possiamo fare. I nostri nemici, ciò che dobbiamo fare”.
È davvero un processo, il che significa che non appena riflettete possono sorgere molte emozioni in conflitto tra loro: vergogna, rabbia, senso di tradimento, confusione, dubbio. Provate a lasciar sorgere questi stati senza giudicarli; riconosceteli come eventi naturali e quindi riportate gentilmente la vostra attenzione alla riflessione sul perdono.
Meditazione sul Perdono – Come fare
La riflessione consta di tre parti: chiedere perdono a quelli cui avete fatto del male, offrire perdono a coloro che vi hanno fatto del male; offrire perdono a voi stessi. Sedete comodamente, chiudete gli occhi e lasciate che il vostro respiro sia naturale e libero. Cominciate col dire (in silenzio o no, come preferite): “Se ho fatto del male a qualcuno, consapevolmente o no, gli chiedo perdono”. Se si affacciano più persone, immagini o vicende, liberatevi dal peso della colpa e chiedete perdono: “Chiedo il vostro perdono”.
Dopo qualche tempo potete offrire il perdono a coloro che vi hanno fatto del male. Non vi preoccupate se non c’è grande slancio: non va interpretato come un esercizio artefatto, ma piuttosto come un modo di onorare la forza potente dell’intenzione nella nostra mente. Stiamo rendendo omaggio alla nostra basilare capacità di lasciar andare e ricominciare di nuovo, stiamo sostenendo la capacità del cuore umano di cambiare, crescere e amare. “Se qualcuno mi ha fatto del male, consapevolmente o no, io lo perdono”. E, quando differenti pensieri o immagini vengono alla mente, continuate la recita: “Io ti perdono”.
Alla fine, volgiamo la nostra attenzione a perdonare noi stessi. Se in qualche modo avete fatto del male a voi stessi o non vi siete voluti bene o non avete vissuto secondo le vostre aspettative, questo è il momento di lasciar andare l’asprezza verso voi stessi per ciò che avete fatto. Potete includere l’incapacità a perdonare gli altri che potreste aver scoperto in voi nella riflessione immediatamente precedente (e che non è un motivo per essere scortesi con voi stessi): “Io offro il perdono per tutti i modi in cui ho fatto del male a me stesso, consapevolmente o no”
Continuate questa pratica come parte della vostra meditazione quotidiana e permettete alla forza dell’intenzione di lavorare nel modo che le è proprio e con i suoi tempi.