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Nei parchi pubblici, noi abitanti della città possiamo incontrare e fare conoscenza diretta degli alberi, altri grandi maestri zen. Gli alberi possono insegnarci come nessun altro la stabilità, la quiete, l’equilibrio e l’equanimità. E poi se ne trovano un po’ dappertutto, anche nelle città meno dotate di verde pubblico. È dunque molto opportuno andare ogni tanto a lezione da un albero, sperimentando in prima persona questa semplice pratica di meditazione.
Il metodo è abbastanza simile a quello della meditazione della montagna, di Jon Kabat-Zinn*: ci identifichiamo con l’oggetto della meditazione, traendone insegnamenti per la nostra vita. Solo che qui, invece di dovercelo immaginare, l’albero ce l’abbiamo di fronte. Ecco come fare.
1) Scegli un bell’albero, un albero che ti piace e col quale ti trovi bene e ti senti affine. Anche come età, che ti possa somigliare: giovane, se sei giovane, eccetera. Mettiti lì di fronte, in posizione seduta, da meditazione. E stattene lì a contemplarlo, per tutto il tempo che hai a disposizione. Magari puoi usare il telefonino come sveglia; così avrai ancora maggiore tranquillità, se il tuo tempo è limitato.
2) Dopo aver conquistato uno stato di sufficiente calma, grazie a un’attenta concentrazione sulla tua respirazione, per qualche minuto, sarai in grado di osservare le qualità di questo essere vivente che ti fronteggia.
- L’albero, innanzi tutto, è molto stabile. Grazie alle sue radici, invisibili ma molto estese, è saldamente ancorato alla terra. Ci sono ben poche cose che possono scuoterlo.
- È connesso alla terra da un intimo legame di reciproco scambio. L’albero, per mezzo di queste radici, accoglie tutto quello che la terra gli dà. Compresi gli scarti e il letame. Al tempo stesso, è continuamente in grado di restituirle ciò di cui la terra ha bisogno, per mezzo delle sue foglie, dei frutti e dei semi che cadono al suolo.
- Perciò, pur essendo intimamente connesso alla terra, l’albero è anche in grado di lasciare andare pienamente. Lo fa ogni autunno, perdendo tutte le sue foglie.
- Con la sua imperturbabile calma, l’albero accoglie tutto, come si accolgono i doni. Il sole, la pioggia, il vento. Uccelli di tutti i tipi vi transitano sopra, senza alcun problema. Qualcuno, a volte, lo sceglie come nido.
- L’albero si trasforma continuamente, secondo le stagioni, ma anche col tempo che passa. Cambia anche di parecchio il suo aspetto. Quella che vedi ora, è solo una delle sue tante possibili fogge. Irripetibile. E l’albero accetta pure le trasformazioni che avvengono attorno a lui. Si adatta alle circostanze.
3) D’ora in poi, continua a osservarlo, senza pensare, ma cercando di eliminare ogni barriera tra te e l’albero. Dopotutto, mentre lo guardi, l’albero è nella tua mente e perciò non siete più due cose separate. Non desideri essere un po’ come lui, stabile e capace di accogliere, così come di lasciare andare?
4) Se ogni tanto tornerai a trovare questo stesso albero, avrà sempre cose nuove da insegnarti, nelle sue diverse vesti stagionali.
* Jon Kabat-Zinn, “Dovunque tu vada ci sei già”, Tea, 1997.
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