La meditazione consiste nel porsi continuamente la domanda “Cos’è questo?”. Mentre mi trovo seduto in meditazione, sono posto di fronte a una serie di fenomeni, come il respiro, la posizione del corpo, i suoni, gli odori, eccetera. Nei confronti di ciascuno di questi fenomeni, invece di annotare mentalmente “ah, ecco il respiro”, “ecco il suono di un’auto che passa”, ecc., mi chiedo ogni volta “Cos’è questo?”. E lo faccio senza in realtà cercare la risposta.
Quando in meditazione ci chiediamo “Cos’è questo?”, non ci riferiamo agli oggetti o ai fenomeni esterni, ma torniamo in noi, in modo da essere un tutt’uno con la domanda. Perché è una domanda che rimane sempre tale, non richiede una risposta. Piano piano diventa un atteggiamento. Un atteggiamento che riguarda sia i piccoli fenomeni vicini, come il respiro, sia le grandi questioni di fondo.
“La parte più importante della domanda è il punto interrogativo”, dice Martine Batchelor. “Non volendo cercare una risposta, cerco di sviluppare un sentimento di apertura, di meraviglia. Appena formulo la domanda, mi sto aprendo all’intero momento. Lascio andare ogni bisogno di conoscenza e di sicurezza. Non c’è alcun luogo per riposare. Il corpo e la mente diventano una domanda”.
Questa pratica appartiene alla tradizione sŏn, lo zen coreano.