Susy Cagliero, Metro, 2014

La pratica della meditazione camminata può aiutarci a esplorare lo stretto rapporto che esiste tra stabilità e libertà, ma anche tra stabilità e precarietà. È uno di quei casi in cui la concentrazione può portarci in regalo l’insight, o comprensione risvegliata. In sostanza, se, nell’ambito delle nostre vite precarie, riusciamo a mantenere una certa stabilità, possiamo anche goderci una grande libertà dagli attaccamenti, dalle convinzioni infondate e dalle emozioni più distruttive. Abbiamo più libertà di movimento e di scelta. Ci sentiamo meno dominati dagli avvenimenti. Per capirlo, invece di cercare argomentazioni, seguiamo un approccio tipicamente zen, ovvero proviamo a sperimentare direttamente.

Ciò è possibile tramite una versione particolare della meditazione camminata, che si può adottare ovunque e in qualsiasi momento, per un minuto soltanto, come per un quarto d’ora o mezz’ora.

Basta osservare che, quando camminiamo, mentre un piede poggia stabilmente sul terreno, l’altro si muove in avanti. Se uno dei due è stabile, l’altro è libero di muoversi. Perciò, mentre facciamo la meditazione camminata, la lentezza del movimento, unita alla concentrazione, ci permette di osservare alternativamente la stabilità di un piede mentre l’altro si muove, o la libertà di muoversi di uno dei due, grazie al fatto che l’altro è stabilmente ancorato a terra. Provandoci, si può subito vedere che grande insegnamento è possibile trarne.

Un’analoga correlazione tra stabilità e libertà si può osservare anche nelle relazioni interpersonali. In una coppia, quando una delle due persone è stabile, l’altra può permettersi delle libertà maggiori. Ad esempio dal punto di vista emotivo. Altrimenti, avrebbe molta meno scelta: un inconveniente qualsiasi potrebbe avere conseguenze gravi sul suo equilibrio personale. In un’azienda, o in uno studio professionale, se uno dei soci è concreto e razionale, l’altro può permettersi di essere estroso e mettere la propria creatività al servizio dell’impresa. E così in una famiglia, una squadra di calcio, un team di ricerca.

Questa complementarietà tra stabilità e libertà è possibile proprio grazie alla natura precaria della vita. Se la posizione di ciascun piede non fosse in ogni momento precaria, tale dinamismo non sarebbe possibile. È uno dei tanti modi possibili di fare esperienza dell’impermanenza di tutte le cose. Se accettiamo l’impermanenza, è più facile per noi vivere in una società “liquida”, dove ogni cosa è precaria.

I nostri piedi sono maestri zen per noi. Non abbiamo bisogno di viaggiare per ascoltare i loro insegnamenti. Solo di muoverci per pochi passi.

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Categorie di questo esercizio: Meditazione camminata |
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Immagine di copertina: Mark Rothko, Untitled, 1955