This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.

La pratica della meditazione camminata può aiutarci a esplorare lo stretto rapporto che esiste tra stabilità e libertà, ma anche tra stabilità e precarietà. È uno di quei casi in cui la concentrazione può portarci in regalo l’insight, o comprensione risvegliata. In sostanza, se, nell’ambito delle nostre vite precarie, riusciamo a mantenere una certa stabilità, possiamo anche goderci una grande libertà dagli attaccamenti, dalle convinzioni infondate e dalle emozioni più distruttive. Abbiamo più libertà di movimento e di scelta. Ci sentiamo meno dominati dagli avvenimenti. Per capirlo, invece di cercare argomentazioni, seguiamo un approccio tipicamente zen, ovvero proviamo a sperimentare direttamente.
Ciò è possibile tramite una versione particolare della meditazione camminata, che si può adottare ovunque e in qualsiasi momento, per un minuto soltanto, come per un quarto d’ora o mezz’ora.
Basta osservare che, quando camminiamo, mentre un piede poggia stabilmente sul terreno, l’altro si muove in avanti. Se uno dei due è stabile, l’altro è libero di muoversi. Perciò, mentre facciamo la meditazione camminata, la lentezza del movimento, unita alla concentrazione, ci permette di osservare alternativamente la stabilità di un piede mentre l’altro si muove, o la libertà di muoversi di uno dei due, grazie al fatto che l’altro è stabilmente ancorato a terra. Provandoci, si può subito vedere che grande insegnamento è possibile trarne.
Un’analoga correlazione tra stabilità e libertà si può osservare anche nelle relazioni interpersonali. In una coppia, quando una delle due persone è stabile, l’altra può permettersi delle libertà maggiori. Ad esempio dal punto di vista emotivo. Altrimenti, avrebbe molta meno scelta: un inconveniente qualsiasi potrebbe avere conseguenze gravi sul suo equilibrio personale. In un’azienda, o in uno studio professionale, se uno dei soci è concreto e razionale, l’altro può permettersi di essere estroso e mettere la propria creatività al servizio dell’impresa. E così in una famiglia, una squadra di calcio, un team di ricerca.
Questa complementarietà tra stabilità e libertà è possibile proprio grazie alla natura precaria della vita. Se la posizione di ciascun piede non fosse in ogni momento precaria, tale dinamismo non sarebbe possibile. È uno dei tanti modi possibili di fare esperienza dell’impermanenza di tutte le cose. Se accettiamo l’impermanenza, è più facile per noi vivere in una società “liquida”, dove ogni cosa è precaria.
I nostri piedi sono maestri zen per noi. Non abbiamo bisogno di viaggiare per ascoltare i loro insegnamenti. Solo di muoverci per pochi passi.
You need to login or register to bookmark/favorite this content.