Per capire l’essenza della meditazione, possiamo aiutarci con l’immagine dell’acqua ferma, la quale viene improvvisamente messa in movimento dalla caduta di un oggetto. È il classico “sasso nello stagno”, che provoca increspature concentriche che si irradiano fino a lunghe distanze. La mente ferma, rilassata e libera, tipica dello stato di meditazione, viene improvvisamente alterata da un pensiero che sorge, che le impedisce di riflettere con equanimità ciò che le sta intorno, così come l’acqua calma riflette il cielo come uno specchio. Di cogliere la verità delle cose.
La pratica consiste nell’osservare come, man mano che la sessione di meditazione procede, quelle onde circolari si placano. Come tutte le cose, i pensieri se ne vanno e riportare la mente al respiro ci aiuta ad acquietarla, lasciando andare via i pensieri gentilmente.
La metafora delle increspature sull’acqua richiama un testo antico, lo Yoga Sutra di Patanjali, nel quale lo yoga viene descritto come l’attività che rimuove citta vritti, le increspature della mente, ovvero come la pratica che calma l’attività mentale che sorge spontaneamente nella mente. Anche per lo yoga è stata usata la metafora del lago, ma al contrario: solo calmando la superficie del lago (citta) dalle increspature delle onde (vritti), possiamo vedere il fondale, cioè il nostro vero Sé.