Su Facebook si applica pienamente il meccanismo del karma. Ciò che inserisco ha delle ripercussioni (desta interesse in qualcuno, fa arrabbiare qualcun altro, ad esempio), che non posso controllare, perché le mie parole o le mie immagini possono essere a loro volta condivise e commentate da persone a me sconosciute, e persino manipolate, in una catena senza fine.
Se Facebook diventerà un posto migliore o peggiore, più impegnato o più leggero, più elegante o più greve, dipende anche da me. La mia influenza non posso sottovalutarla. Si estenderà quanto meno nella cerchia dei miei “amici”. Anche se la mia autorevolezza sociale è molto limitata, posso contribuire a creare o rafforzare un certo clima. E chi non sa nulla di me potrà farsi un’idea scorrendo il mio diario personale. Senza che siano possibili correzioni a posteriori.
Pertanto, prima di pubblicare qualsiasi cosa su Facebook (postare un aggiornamento di stato, caricare una foto, ecc.) se ci si ferma per un attimo e si fanno tre respiri completi, l’atto di pubblicazione sarà senz’altro più consapevole, andando ad arricchire il diario personale con qualcosa che in futuro non vorremo disconoscere.
Lo stesso criterio si può applicare a qualsiasi altro social network.