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Spostandoci sui marciapiedi attraverso lo spazio urbano difficilmente possiamo praticare la meditazione camminata “classica”, caratterizzata da un’attenzione piena a ogni passo, quindi molto lenta. Possiamo invece assumere un nuovo modo di camminare ogni volta che, per necessità, dobbiamo spostarci a piedi. Un camminare pienamente consapevole, sereno, equanime. Un’esperienza di vita importante quanto qualsiasi altra.
- Innanzi tutto, consideriamo gli aspetti positivi. Camminare in città, in molti casi, è un privilegio, perché fa comunque bene. Chi si muove con mezzi privati a motore va a finire che non fa mai un passo e relega all’eventuale palestra tutto il bisogno di movimento del corpo. Inoltre poter muovere liberamente il proprio corpo, potere camminare, correre, saltare, è una fortuna. Non tutti se lo possono permettere. Non tutti hanno entrambe gambe che funzionano bene. Godiamoci dunque il privilegio di un corpo che si muove secondo i nostri desideri, se possiamo permettercelo.
- Poi consideriamo il nostro respiro. Stiamo facendo almeno due cose insieme: camminare e respirare, ciascuna con un proprio ritmo. In che relazione sono la frequenza del respiro con quella dei passi? La risposta è del tutto individuale e può essere assai frequente che la durata dell’espirazione sia più lunga di quella dell’inspirazione. Ad esempio: due passi con l’inspirazione, tre con l’espirazione; tre e cinque, e così via.
- Quindi portiamo l’attenzione al corpo che si muove. Col procedere dei passi, percepiamo il contatto dei piedi al suolo, prima uno, poi l’altro. Poi possiamo sentire i muscoli delle gambe che lavorano. È un lavorare lieve e piacevole. Le gambe stanno facendo il loro mestiere, ciò per cui la natura le ha modellate. Sento anche tutto il corpo che si muove nello spazio, che procede in avanti: il torace, le spalle, il viso. Su di esso, sento anche la resistenza dell’aria. Anche le spalle e le braccia si muovono, accompagnando il ritmo dei passi. È una sensazione piacevole. La sensazione di tutto il corpo che si muove in senso orizzontale, attraversando la città.
- Un’alternativa è quella di concentrarsi solo su alcune parti del corpo: oltre la pianta dei piedi, le mani, il viso e le spalle.
- È molto interessante anche osservare le nostre reazioni rispetto alle persone e alle situazioni che incontriamo lungo il nostro cammino. Una reazione istintiva della mente potrebbe essere per esempio quella di emettere un giudizio discriminante su ogni persona che capita sotto tiro: quello va bene, quest’altro no, questa qua deve essere un tipo così, quell’altro è di quella certa categoria, eccetera. È pure naturale, fino a un certo punto. Così è fatta la mente. Alcune persone e situazioni mi ispirano simpatia, altre repulsione. Il cuccioletto di cane ci fa tenerezza, il cassonetto strapieno di immondizia ci disgusta. Possiamo invece limitarci a osservare quello che succede in noi e basta. Senza giudicarci, senza cercare di correggerci. Poi si vedrà.
- Infine, stiamo in pieno contatto con le sensazioni e le percezioni: i suoni, gli odori, l’atmosfera, la temperatura dell’aria, il vento che ci sfiora la pelle, le persone, gli animali, gli oggetti che incontriamo, il nostro cuore che batte, il respiro, i raggi del sole, le gocce di pioggia che cadono a terra (o sulla nostra testa, se non abbiamo l’ombrello). Siamo nel pieno fluire della vita.
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