Epicuro e la felicità: i 15 segreti per essere felici che svelano il lato buddhista del filosofo greco

epicuro e la felicità

Epicuro e felicità sono due parole che si accostano in modo naturale. La preziosa eredità che ci ha lasciato il grande filosofo greco, vissuto tra il 342 e il 270 avanti Cristo, è infatti quella di averci fatto capire che la felicità è possibile per tutti, perché si nutre di ciò è già alla nostra portata nella vita quotidiana. Il pensiero dominante, subito dopo, ha preso tutt’altra direzione, per via di Platone e Aristotele prima, e del cristianesimo poi. Sta dunque a noi – e solo a noi – recuperare ciò che di buono e utile ci ha lasciato in eredità l’antichità, come il pensiero di Epicuro.

Epicuro insegnava ai suoi allievi – che si riunivano nel famoso giardino di casa sua – a trovare la felicità nei piaceri più semplici, nell’ambito di una vita frugale, all’interno della quale l’amicizia svolgeva un ruolo fondamentale. Sono validi anche per noi contemporanei quegli insegnamenti? Un insieme di risposte molto credibili ci viene fornito da “La vita dolce. La via mediterranea alla felicità”, il bel libro di Angela Lombardo che si propone di attualizzare gli insegnamenti di Epicuro a beneficio di noi inquieti cittadini del XXI secolo.

Epicuro, la felicità e la libertà

Uno dei motivi che rende molto attuale la lezione di Epicuro è di lasciarci completa libertà di scelta, perché a noi uomini e donne di questo tempo, non si adatta più alcuna ricetta predefinita su come comportarci.

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Angela Lombardo, La vita dolce. La via mediterranea alla felicità. 15 esercizi epicurei per la vita di oggi“L’epicureismo ci parla di una ricerca della felicità fondata sulla capacità di ognuno di scegliere le persone e le situazioni che ci fanno stare bene: a tutto il resto si può tranquillamente rinunciare, alleggerendo la nostra vita di impegni, relazioni e abitudini che tante volte ci trasciniamo dietro come una palla al piede”, spiega Angela Lombardo. “Le parole degli autori epicurei sono uno scudo solidissimo che può proteggerci dalle insidiose frecce dei sensi di colpa e delle ansie da prestazione che ci avvelenano la vita. In quest’ottica, infatti, la responsabilità diventa il principale strumento per ottenere  e mantenere il piacere, non un elemento di sofferenza e rinuncia, come spesso ci appare. “Tra il disfarsi di alcol fino a stare male e l’idea che sia giusto diventare completamente astemi”, dice Angela, “l’arte di vivere epicurea ci invita al gusto conviviale di bere un bicchiere di vino in compagnia, per festeggiare insieme un evento speciale o il semplice fatto di essere al mondo”. Non vi ricorda la “via di mezzo” indicata dal Buddha? Sì, ci somiglia parecchio, ma oggi dobbiamo rispondere a sfide persino più grandi di noi.

Né edonisti né asceti

Né edonisti né asceti, è la vera lezione chi ci arriva da Epicuro, al di là dei fraintendimenti storici di cui la sua memoria è stata vittima. “Noi allievi epicurei del ventunesimo secolo siamo liberi di prenderci tutto il pane e le rose che possono esserci utili per nutrire il corpo e l’anima con amore, rispetto e senso della misura, in ecologia con noi stessi e con il mondo che ci circonda; sappiamo bene  che nessuno potrà tracciare al posto nostro la strada verso la felicità più autentica o indicarcela con una pubblicità”.

Ma vediamo in concreto quali sono le 15 lezioni che questa grande conoscitrice di Epicuro, pienamente immersa nella contemporaneità degli stili di vita urbani, ci propone per trovare ciascuno la propria strada verso la felicità. Li ho conditi con qualche richiamo agli insegnamenti della psicologia buddhista, per esaltarne le affinità col pensiero del grande filosofo.

Le 15 lezioni di Epicuro sulla felicità

  1. Non mettere il piede sull’impronta degli altri, cioè personalizza il tuo cammino, piuttosto che seguire uno dei tanti modelli preconfezionati che la società ti propone. Il Buddha, un po’ di tempo prima, ma dall’altra parte del mondo, aveva raccomandato ai suoi seguaci di seguire insegnamenti, compresi i suoi, solo dopo averne sperimentato di persona l’efficacia.
  2. Esprimi un desiderio, anzi un capriccio. Piuttosto che crearti delle aspettative che dovrebbero essere soddisfatte da altri, cerca di procurarti da solo, e con semplicità, ciò di cui hai bisogno. Anche noi, grazie alla pratica, abbiamo imparato che tutto è impermanente e non conviene affatto attaccarci a ciò che troviamo sia piacevole.
  3. Trovati un mecenate (o due), ovvero impara a sceglierti i tuoi maestri, ma comunque trovatene almeno uno, e non lasciare al caso le tue frequentazioni, perché l’amicizia è il fondamento di una vita felice. È ciò che sperimenta chi, cimentandosi nella pratica di meditazione, si rende conto che a un certo punto c’è bisogno di condividerla con dei compagni di pratica.
  4. Metti alla porta chi ti fa soffrire. Cerchiamo di evitare le situazioni (e le persone) che ci fanno soffrire. Semplice no? Epicuro parlava anche di “mettere al bando le abitudini sbagliate”. Il maestro zen Thich Nhat Han ha detto che i nostri stessi pensieri sono uno dei principali nutrimenti della mente e che a volte la fonte della sofferenza sono proprio loro, specialmente quando ci facciamo trascinare dall”energia dell’abitudine”.
  5. Ricordati che devi morire. Per Epicuro è sciocco temere la morte, perché nel non vivere non c’è niente di spaventoso. Anzi, avere sempre ben presente la nostra mortalità ci consente di goderci appieno la vita. A guardarla bene, la morte, è solo una convenzione concettuale, ci dicono in parallelo i maestri buddhisti, perché tutto è sempre e comunque continua trasformazione. E anzi la morte può essere occasione di pratica quotidiana, con le “5 rimembranze”.
  6. Offri un caffè a un vicino di casa. Epicuro esaltava il rapporto che si può stabilire coi vicini di casa, ai quali ci si affeziona quasi come parenti. Avere buone frequentazioni è un forma primaria di nutrimento mentale, da coltivare con l’equanimità di chi non discrimina tra i propri affetti più stretti e il resto del mondo.
  7. Sfida gli dei a chi è più felice. “La nostra carne grida”, diceva Epicuro, “chiedendoci di placare la fame, la sete, il freddo: chi ha già soddisfatto queste richieste, o ha ragione almeno di sperarlo, potrebbe perfino sfidare Zeus a chi è più felice”. Il Buddha prescriveva ai bhikkhu, i suoi monaci, di possedere solo una ciotola con la quale raccogliere l’elemosina e accontentarsi del minimo necessario per potersi dedicare a ciò che è veramente importante.
  8. Sii giovane e saggio. Chi è giovane vive in balia della sorte e non sa quanto gli toccherà vivere. Chi è vecchio può invece godersi i beni – materiali e non – che si è procurato nel corso di una vita saggia. Ma la notizia è che si può coltivare la saggezza sin da giovani!
  9. Concediti un banchetto. Epicuro coltivava e raccomandava una vita semplice, fondata su pochi piaceri essenziali, ma da godere appieno, perché una vita appagante dipende da come siamo, non da cosa ci possiamo permettere. Analogamente il Buddha raccomandava di vivere consapevolmente ogni azione della vita, sapendo bene che tutto è generato sempre e comunque dalla nostra mente.
  10. Brinda alla salute dei nemici. Anziché augurare il male a chi consideriamo nostro nemico, faremmo meglio ad augurargli il bene, affinché non ci tormenti più. Qui non si può non richiamare l’insegnamento del Buddha che ci invita a non giudicare le persone, ma a considerare le cause e le condizioni che le portano a comportarsi come si comportano. Inoltre la pratica di mettā (gentilezza amorevole), a un certo punto contempla di augurare tutto il bene possibile a chi ci ha fatto soffrire!
  11. Vai a vivere in un faro: conoscere i desideri osservandoli, per poterli alleggerire, è il modo migliore per vivere sereni e rafforzare ogni giorno la nostra capacità di non farci catturare dai desideri stessi, secondo Epicuro. Qui il paragone può essere fatto con la pratica di meditazione di consapevolezza, che con l’esercizio quotidiano ci consente di liberarci dall’attaccamento verso tutto ciò che ci piace ma che è inevitabilmente transitorio.
  12. Scrivi una lettera a un amico. Lo scopo del saggio, diceva Epicuro, non è trovare qualcuno che si occupi di lui quando è malato, che lo aiuti quando si trova in catene o in un periodo di povertà, ma al contrario, avere accanto qualcuno di cui occuparsi quando non sta bene o da poter aiutare a liberarsi dalle schiavitù che lo opprimono. È la dimensione del sangha, che ai tempo del Buddha era la comunità dei monaci. Oggi è il gruppo di persone che, decidendo di praticare insieme la meditazione, si sostiene a vicenda.
  13. Guarda in faccia le stelle. Per Epicuro la comprensione del mondo intorno a noi è il presupposto per liberarci dall’ansia e dedicarci al più nobile dei compiti, quello di perseguire la felicità. Il filosofo aveva fatta propria la grande intuizione di Democrito (460 a.C. – 370 a.C), che aveva capito prima di tutti che la realtà fatta di atomi in continuo movimento. Un’intuizione che per millenni è stata ingiustamente rigettata. Attenersi alla realtà è anche uno dei maggiori insegnamenti del Buddha per una vita risvegliata e infatti ancora oggi il dialogo tra scienza e Buddhismo è sereno e proficuo.
  14. Dà un bacio a chi vuoi tu. “Quello che rende dolce la vita”, scriveva Epicuro, “non è frequentare in continuazione simposi e feste sfrenate, né godersi i fanciulli, le donne, le cene a base di pesce e tutte le delizie che può offrire una tavola per cui non s’è badato a spese, ma valutare con sobrietà: sia per investigare la motivazione di ogni cosa che scegliamo di avere o di allontanare da noi, sia per liberaci dai preconcetti, che portano alla nostra anima un’inquietudine enorme”. Sembra di leggere una sintesi degli insegnamenti buddhisti: investigare nella propria mente quali sono le radici dell’attaccamento e dell’avversione, per dirla alla maniera del maestro indiano.
  15. Dormi bene, e poi risvegliati. Non sappiamo quando e come moriremo, dunque è controproducente farsi catturare dall’ansia. Per questo dobbiamo godere ogni istante di questa vita che ci è stata messa a disposizione, raccomandava Epicuro. Il Buddha invece diceva che il passato non c’è più, il futuro non è ancora arrivato e ciò che esiste è solo il momento presente. È la dimensione nella quale dobbiamo portare tutta la nostra attenzione se non vogliamo – da moderni epicurei quali potremmo desiderare di essere – che la vita ci scivoli via senza che neanche ce ne accorgiamo.

Per approfondire:

felicità

amicizia

semplicità

responsabilità

godersi la vita

Sutra sulla Via di Mezzo

[L’immagine rappresenta un dettaglio della Scuola di Atene, affresco che Raffello Sanzio dipinse tra il 1509 e il 511 per decorare i Palazzi Apostolici in Vaticano, a Roma. Questa figura è stata tradizionalmente identificata in Epicuro incoronato di pampini di vite, corona che rappresenterebbe il piacere che il filosofo greco poneva alla base della vita. Tale interpretazione è stata però di recente messa in discussione]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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Una risposta

  1. 7 Settembre 2021

    […] non temere la morte, grazie a vari pensatori illuminati, uno dei più importanti dei quali è stato Epicuro. Per Epicuro temere la morte è inutile, poiché essa non può toccarci. Mentre noi esistiamo la […]

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