Ecco quando essere vegetariani fa male
di
Paolo Subioli
Essere vegetariani fa male o fa bene? È giusto o sbagliato? Anche questa scelta eticamente generosa può comprendere aspetti non del tutto positivi. Giovedì scorso la TV ha trasmesso un'interessante e utile puntata del programma Announo dedicata al consumo di carne, nel corso della quale animalisti e allevatori di bestiame si sono confrontati su un terreno sempre più scottante. Decidere se consumare carne o essere vegetariani - con le tante posizioni intermedie, tutte rispettabili - è infatti una scelta squisitamente personale, ma con importanti implicazioni di carattere sanitario, etico, ambientale.
Le motivazioni
Chi sceglie di adottare una dieta vegetariana lo fa sotto la spinta di tante possibili motivazioni diverse: perché con l'attuale popolazione mondiale il consumo di carne non è più sostenibile; perché gli allevamenti contribuiscono in modo sostanziale
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Tag: giusto e sbagliatosister chan khongthich nhat hanhvegetarianismo
Paolo Subioli
Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.
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A mio parere tutte le proprie convinzioni vanno rispettate sempre e comunque, a prescindere da quello che fanno gli altri o si rischia di essere delle banderuole.
Se uno è vegetariano, per le più svariate ragioni, lo deve essere sempre e non si crea alcuna barriera con le altre persone se uno ad una cena con gli amici mangia legumi anziche carne, pur rispettando le diverse ideologie degli altri
Ho condiviso questo articolo sulla pagina facebook del mio blog e mio malgrado ne è nata una piccola discussione con una persona credo vegana che non ha fatto apprezzato il gesto del maestro zen. E questo credo che sia indice di quanto ci sia un gran bisogno di questo genere di insegnamenti (non solo sull’argomento alimentazione ovviamente). Grazie, ho particolarmente apprezzato l’articolo 🙂
Non è che il maestro semplicemente aveva voglia di carne quella sera? 🙂 Scherzi a parte, anche io sono vegana convinta e purtroppo spesso mi sono ritrovata a litigare con altri vegani riguardo ai rapporti con “gli altri”. Personalmente, giudico sbagliato il mangiare carne ma non lascio che lo stile alimentare etichetti e identifichi le persone.
Sono vegano, sebbene sia “flessibile”, ovvero: in casa mia o finchè ne ho la possibilità materiale mangio vegano, quando cucina qualcun’altro o non ne posso fare a meno (ristorante che non sia pizzeria), allora divento vegetariano. Voglio che le mie scelte vengano rispettate, ma, contemporaneamente, non voglio essere un peso per le altre persone, mettere a disagio il “cuoco” di turno o, semplicemente, chiudermi nei miei ideali ed essere intransigente. E’ giusto essere coerenti con se stessi, ma bisogna anche essere rispettosi degli altri: questa è la mia opinione e il “compromesso” a cui sono arrivato – ed è una cosa prettamente soggettiva, sia chiaro.
Non credo che il non mangiare carne/pesce crei una barriera – e neanche il regime vegano, nonostante richieda più savoir – faire sociale, diciamo così 😉
Soprattutto non bisogna avere l’arroganza di credere di essere meglio degli altri, cosa che, ahimè, sia da parte di vegani, sia da parte di carnivori, spesso accade. In qualsiasi caso, una buona dose di umiltà e rispetto sono sempre necessari.
Sono capitato su questo blog per caso e questo è un post vecchio, ma spero che il mio commento possa essere d’interesse per qualcuno. Non m’interessa tanto il vegetarianesimo, ma il metodo generale esposto. Cioè: che anche quando si pensa di fare una scelta eticamente corretta non bisogna criticare o giudicare le scelte degli altri. Questa idea (che qui è applicata al vegetarianesimo ma può essere applicata a qualsiasi argomento) è totalmente illogica. Per accorgersene, basta sostituire il vegetarianesimo con un’altra qualsiasi scelta etica e si vede subito come il principio è assurdo. Proviamo l’esperimento con “dire la verità”: una scende dall’aereo difendendo l’onestà e il dire la verità e criticando chi mente, allora io comincio a dire bugie per mostrare che non bisogna dividere ma unire! Che sciocchezza. Potete provare l’esperimento con cose più gravi, come l’uccisione di esseri umani o il razzismo o la tortura.
Il problema che ci si pone davanti è, di volta in volta, se una scelta è eticamente migliore di un’altra. Non certo se qualcuno ci rimane male perché si sente criticato!
Il senso profondo di Upekkha, nell’insegnamento del Buddha, non è certo di astenersi dalla critica etica per evitare di discriminare chi è in errore. Quella sarebbe indifferenza morale, e complicità con comportamenti non salutari.
Basta comunque il buon senso per mostrare quanto sia illogica la storiella.
Scusate l’intrusione.
Roberto