Dov’è la mente? Se pensi che sia all’interno della testa fai un errore che pagherai caro
Dov’è la mente? Ve lo siete mai chiesto? Provate a cercare “mente” con Google Immagini e avrete la risposta che quasi tutti daremmo spontaneamente: si trova all’interno della testa, perché la mente coincide col cervello. Ne siamo sicuri?
Questa visione, che diamo per scontata, non ha molto fondamento scientifico ed è fonte di molta sofferenza, e vi spiegherò perché, ma può anche essere facilmente superata, e vi spiegherò come.
Dov’è la mente nella visione classica: mente = cervello
Cartesio – un filosofo che ha influenzato enormemente il nostro modo di pensare – riteneva che la mente coincidesse con l’anima. L’anima per Cartesio era un’entità immateriale (seppure strettamente integrata col corpo fisico) ospitata nella ghiandola pineale, che si trova più o meno al centro del cervello. Oggi nessuno crede che le cose stiano così, ma l’impostazione di fondo è rimasta – non solo perché il dualismo cartesiano tra anima e corpo fa ancora parte del nostri retaggio culturale – ma soprattutto perché siamo convinti che la mente si trovi all’interno della testa. Uno dei motivi è che tendiamo (erroneamente) a far coincidere la mente col cervello, ma l’altro – forse il più importante – è che identifichiamo il nostro sé come qualcosa di separato rispetto al mondo esterno, il quale dall’interno della testa percepisce la realtà che lo circonda tramite gli organi di senso, che sono collocati principalmente lì: occhi, orecchie, naso, bocca.
Questa visione che abbiamo della mente (e del sé) è solo ciò che ci sembra attraverso le nostre percezioni, alle quali tendiamo a credere senza porci troppi interrogativi.
La mente oltre il corpo
Gli studi sulla mente ci dicono che la questione è più complessa, e molto più interessante!
Innanzi tutto anche il corpo partecipa a pieno titolo e attivamente a un gran numero di processi mentali. E lo fanno anche molti elementi dell’ambiente per così dire esterno: il linguaggio che utilizziamo per pensare e per parlare, le convenzioni sociali, il background culturale, le idee, il sistema educativo, le influenze di chi vive vicino a noi. La mente non coincide affatto col cervello, il quale da solo, poverino, non potrebbe combinare un bel niente! La mente è qualcosa che si crea di continuo, in un’interazione reciproca tra cervello, corpo e ambiente esterno.
Il problema è che siamo abitati a pensare la realtà per oggetti. Il corpo è un oggetto, la mente un altro oggetto. Il cuore, il sole, mia mamma, la cena di stasera. Ma molto nella realtà avviene per processi. Ecco, proviamo piuttosto a pensare alla mente come a un processo in continua evoluzione. Pensateci bene e vedrete che è una descrizione che si avvicina di più alla realtà che non a fare coincidere la mente con il cervello.
La mente estesa
Ci sono due filosofi della mente – Andy Clarks e David Chalmers – che hanno proposto un modello oggi molto popolare tra i neuroscienziati, quello della mente estesa. La mente estesa si basa sul “principio di parità”, che possiamo formulare così: nel momento in cui un oggetto esterno svolge un compito che può essere svolto anche dal cervello, quell’oggetto entra a far parte a tutti gli effetti della nostra mente. Se eseguo un calcolo mentalmente, quel calcolo viene svolto dalla mia mente, non c’è dubbio. Ma se per lo stesso calcolo mi faccio aiutare da un oggetto esterno – che sia un pallottoliere o carta e penna o una calcolatrice o un computer – chi è che svolge il compito? È sempre la mente, ma in questo caso essa è composta per lo meno da due elementi che collaborano fra loro in modo paritetico: il cervello e l’oggetto esterno. Senza uno qualsiasi dei due, il processo cognitivo non avverrebbe. Ci sarebbe pure il corpo, ma semplifichiamo il ragionamento.
(Quanto descritto fin qui lo trovate esposto in modo più approfondito nel mio libro “Ama il tuo smartphone come te stesso”, che vi invito a leggere, se non l’avete ancora fatto).
La mente come cabina di pilotaggio
La convinzione che la mente si trovi esclusivamente all’interno della testa è molto comune. Eppure, è fonte di molti equivoci e anche di tanta sofferenza inutile. Se le cose stessero veramente così, io sarei una specie di macchina dotata di raffinati sensori, con una cabina di pilotaggio situata all’interno della testa dalla quale qualcuno (?) guarda e interagisce nei confronti del mondo esterno. È una visione dualista della realtà. Da una parte ci sono io, dall’altra tutti gli altri e tutte le altre cose del mondo. Come se ci fosse un confine netto. Ma dov’è questo confine? Sapresti definirlo? È molto difficile tracciarlo, ma in certi momenti della vita ci fa sentire soli da morire.
In realtà non c’è nessuno in quella cabina di pilotaggio. E non c’è nessuna cabina di pilotaggio. Altrimenti, potremmo veramente avere il controllo della situazione. Il capitano di una nave può dirigere il proprio mezzo di trasporto, indirizzandolo a destra o a sinistra, accelerando o rallentando, può accendere le luci quando arriva il buio. Ha i radar, i sonar e tutti gli strumenti che gli consentono di monitorare la situazione e intervenire di conseguenza. Per una persona è molto diverso. Noi pensiamo incessantemente, ma non possiamo controllare i nostri pensieri. Sapresti dire quale sarà il tuo prossimo pensiero? Né possiamo controllare il nostro corpo. Sei tu che hai deciso di perdere i capelli o di farti raggrinzire la pelle? Né possiamo controllare le nostre sensazioni. Come reagisci quando provi una paura fottuta? Cosa fai quando sei in viaggio e il telefono ti si scarica completamente?
I nostri figli fanno scelte che non condividiamo, il nostro corpo si ammala e invecchia anche se desidereremmo il contrario, la nostra mente formula pensieri che non ci piacciono. Tutto è fuori del nostro controllo e questo ci fa abbastanza incazzare. Molte cose vanno diversamente da come ci aspettavamo e allora tendiamo a dare la cola a qualcuno o a qualcosa.
Va a finire che passiamo molto tempo in trincea, nel fortino assediato della nostra mente, che immaginiamo rinchiusa nel suo involucro, la scatola cranica, continuamente soggetta a minacce e attacchi provenienti dall’esterno. Che brutto vivere in guerra, no? Questo è il prezzo che paghiamo per una convinzione che diamo per scontata.
Una visione più ampia della mente
Proviamo ad assumere ogni tanto, giusto per esercizio, un punto di vista completamente diverso. Immaginiamo che la nostra mente sia grandiosa, talmente grandiosa da non avere confini precisi. Una grande mente che si estende nello spazio, per comprendere l’ambiente nel quale viviamo, i colleghi di lavoro coi quali conversiamo ogni giorno, gli amici, i mezzi d’informazione, la cultura nella quale siamo inseriti, i libri che leggiamo, il nostro telefonino. Ma anche estesa nel tempo, includendo le esperienza che abbiamo avuto fino a questo momento, le cose che abbiamo imparato, le persone che abbiamo incontrato, i nostri genitori e antenati, così ancora presenti in noi.
A me sembra che una visione della mente più ampia sia molto realistica e sia molto utile per uscire da una sorta di provincialismo limitante, un atteggiamento che è stato definito “sciovinismo del cervello”, perché frutto di un pregiudizio che oggi possiamo definire infondato. E la realtà digitale nella quale siamo immersi ci aiuta in questo, perché esistono degli oggetti, come gli smartphone, che sono esterni al nostro corpo fisico e consentono potenzialmente a chiunque di penetrare i nostri pensieri più intimi.
Apriamoci a una visione più ampia della mente. Sarà più facile per noi aprirci alle novità continue dell’esistenza, accogliere le stranezze degli altri come nostre stranezze. Accettare che non possiamo controllare tutto, ma che per fortuna siamo immersi nel flusso continuo e senza confini della vita.
Per approfondire:
Ama il tuo smartphone come te stesso. Essere più felici al tempo dei social grazie alla digital mindfulness
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e la definizione di mente di Daniel Siegel : “La mente è un processo incarnato e relazionale che regola il flusso di energia e di informazione ” differenza tra mente e cervello
Molto interessante, grazie.
La definizione più essenziale e precisa dal mio punto di vista della mente sinonimo di coscienza secondo la visione buddhista è “ciò che conosce” ed è indubitabile che noi conosciamo o abbiamo esperienze attraverso le 5 coscienze sensoriali, quindi il corpo e la coscienza cosiddetta mentale che produce pensieri e immagini mentali appunto e che sembra non essere materiale a differenza del corpo. Sembra non essere materiale, ma basandoci non solo sulla nostra esperienza diretta bensì anche sulla ricerca scientifica è indubitabile che la produzione di pensieri, idee, credenze , convinzioni emerga dal lavoro delle particelle neuronali e delle connessioni sinaptiche del nostro cervello oltre che dalle informazioni provenienti dal sistema nervoso connesso con le coscienze sensoriali corporee.
Penso sia importante tenere presente il suggerimento del Buddha che esortava a trarre conseguenze dalla personale esperienza diretta dopo aver provato e riprovato come buoni ricercatori che onestamente possono tornare sulle proprie opinioni nel momento in cui si rivelassero insostenibili.
Questa mia riflessione mi porta a essere in disaccordo con l’ipotesi di “Una grande mente che si estende nello spazio…ecc.”. Tutto ciò con cui entro in contatto nella mia vita dagli ambienti in cui vivo ai modelli di comportamento che percepisco intorno a me li sperimento al mio interno tramite i canali di entrata delle mie 5 coscienze sensoriali, vista, udito, tatto, odorato, gusto e li elaboro attraverso il canale della mia coscienza mentale che ha come base il cervello. Ciò che appare essere esterno non è altro che l’innesco per la conoscenza che avviene all’interno del mio complesso corpo-mente. Se per mente che si estende nello spazio si intende questo tipo di capacità conoscitiva attraverso le coscienze sensoriali allora mi trovo d’accordo, il punto è che poi tutta l’esperienza e la conoscenza avviene all’interno.
È proprio questa la ragione per cui una delle cose più significative dette dal Buddha è che “È la mente che crea il mondo” intendendo che il mondo che riteniamo di sperimentare non è l’effettiva realtà, ma qualcosa visto attraverso il filtro delle concettualizzazioni.
Un caro saluto
Nanni Deambrogio