Dalle 4 Nobili Verità ai 4 Compiti: perché il Buddhismo diventa sempre più laico

4 compiti

Quattro Nobili Verità o Quattro Compiti? Le Quattro Nobili Verità sono universalmente riconosciute come il primo insegnamento del Buddha e fondamento del Buddhismo in quanto tale. Primo non solo per importanza, ma anche perché tale dottrina è contenuta in quello che viene ritenuto come il primo discorso tenuto dal Buddha stesso, subito dopo l’illuminazione: il Discorso della messa in moto della ruota del Dharma. In tale discorso, Gotama (questo era il nome del Buddha storico) affrontò quella che è stata sempre la sua principale preoccupazione: comprendere le cause della sofferenza umana e porvi fine. La strada da lui proposta venne definita come la “via di mezzo“, quale percorso che evitava entrambi gli estremi della religiosità del suo tempo: l’eccessiva mortificazione e l’eccessiva indulgenza.

Oggi, a distanza di 2.500 anni, in Occidente, la figura del Buddha storico viene più che mai studiata e rivalutata. Non si tratta certo di ridare vigore a un filone religioso finora appannaggio quasi esclusivo dell’Oriente, ma, al contrario, di trarre dai suoi insegnamenti il fondamento per un’etica laica mirata alla liberazione dell’individuo e della collettività. Il Buddhismo si è diffuso in Occidente attraverso varie scuole, che comprendono ad esempio lo Zen, il Buddhismo Theravada – che ha dato luogo alla Vipassana – o il Buddhismo Tibetano, dal quale è scaturita la scuola Shambala. In tutti questi casi, si è assistito a una graduale secolarizzazione, cioè a un progressivo abbandono dei vari aspetti più tipicamente religiosi, se non addirittura magici, che hanno caratterizzato storicamente il Buddhismo. Molte dottrine classiche sono state rivisitate alla luce di un punto di vista moderno e pragmatico, come ha fatto ad esempio il maestro zen Thich Nhat Hanh. Si sono inoltre verificati continui travasi e commistioni, tra le varie scuole, a testimonianza della necessità di superare anche gli aspetti devozionali e fideistici.

Ma il passo forse più radicale, in direzione di un buddhismo laico, è stato compiuto ad opera dell’insegnante e studioso inglese Stephen Batchelor, che assieme a sua moglie Martine è considerato il padre del cosiddetto Buddhismo Secolare. Batchelor è un raffinato studioso, che è andato e continua ad andare in esplorazione del vasto repertorio di testi della tradizione buddhista, nel tentativo di individuare le caratteristiche più autentiche dell’insegnamento di Gotama, che visse tra il 480 e il 400 a.C. nel territorio dell’attuale India. Ciò che ci è stato tramandato in forma scritta, infatti, è frutto di elaborazioni successive – anche di vari secoli – alla morte del Buddha storico. Tali rielaborazioni, in molti casi, hanno avuto lo scopo di affermare determinate impostazioni dottrinarie o confermare prassi e strutture di potere. Il compito di uno studioso come Batchelor è quello di distinguere tra le varie fonti, scavare tra le contraddizioni ed estrapolare quello che può essere considerato lo spirito più genuino del magistero di Gotama.

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I 4 Compiti quale concetto chiave del Buddhismo Secolare

I 4 Compiti sono un delle più tipiche rielaborazioni di Batchelor, che ha voluto riformulare del tutto questi quattro passaggi, per connotarli diversamente: da rivelazioni di “verità” a indicazioni per la pratica. costituiscono una reinterpretazione delle 4 Nobili Verità. Queste ultime possono essere così sintetizzate:

  1. La vita implica inevitabilmente sofferenza
  2. La sofferenza è causata dalla brama
  3. Possiamo liberarci dalla sofferenza, se ci liberiamo dalla brama
  4. C’è un modo di pensare, agire e meditare che conduce alla completa liberazione dalla sofferenza

Basandosi su un analisi dei testi pali disponibili e su una linea di interpretazione sviluppata dal monaco buddhista di origine inglese Ñāṇavīra Thera negli anni ’60, Stephen Batchelor ha reinterpretato le Quattro Nobili Verità come Quadruplice Compito. Il punto, per Stephen Batchelor, è che gli insegnamenti di Gotama sulla sofferenza (dukkha) non sono verità a cui credere, ma prescrizioni finalizzate a trasformare le nostre vite e promuovere la crescita umana in questo mondo.

Dunque, per percorrere la via di Mezzo indicata da Gotama (il Buddha), dobbiamo mettere in pratica seriamente i seguenti Quattro Compiti:

  • Sperimenta la vita: riconosci, comprendi profondamente e abbraccia la condizione umana, specialmente le sue inevitabili difficoltà.
  • Lascia andare la reattività istintiva – l’afferrare e il fantasticare che queste difficoltà di solito stimolano in noi.
  • Osserva il cessare di quella reattività – sperimenta la profonda pace della mente che deriva da questo lasciar andare, e
  • Agisci – rispondi, afferma, vedi, imposta una direzione nelle nostre vite, coltiva un sentiero – “l’ottuplice sentiero” – nel quale lavoriamo su otto aspetti della nostra vita:
    1. Visione completa – la nostra comprensione del nostro processo vitale
    2. Pensiero completo – le nostre intenzioni
    3. Parola completala nostra comunicazione con gli altri
    4. Azione completale nostre azioni eticamente significative
    5. Completi mezzi di sostentamentoil nostro approccio al lavoro
    6. Sforzo completolo sforzo che mettiamo nel nostro sviluppo spirituale
    7. Completa presenza mentalela nostra presenza mentale e
    8. Completa concentrazione – la nostra integrazione mentale.

Il quadruplice compito va inteso come un ciclo di feedback positivo, piuttosto che alla stregua di una progressione lineare. Affrontare seriamente questi quattro compiti porta a un processo di risveglio e di realizzazione del nostro pieno potenziale umano, per vivere in modo intelligente, compassionevole e, auspicabilmente, con saggezza.

Un nuovo linguaggio per il buddhismo laico

Nelle sue esplorazioni dei testi antichi, Batchelor ha notato come le diverse sfumature di significato che si possono attribuire ai termini di lingue ormai non più in uso da secoli – come il pali e il sanscrito – si sono consolidate nel tempo in forme che hanno favorito più il consolidamento delle strutture di potere religiose che non il mantenimento dell’autenticità degli insegnamenti di Gotama.

Lo studioso inglese perciò propone di rivedere molti termini, da bhikkhu, che lui propone di tradurre come “mendicante”, anziché come monaco, a upāsaka, che da “laico” si trasforma in “seguace”.

Riuscirà Batchelor a rivoluzionare il lessico del Buddhismo? È molto difficile fare previsioni, ma intanto possiamo cominciare a sperimentare i benefici di questa ventata d’aria fresca laica nei nostri gruppi di pratica, facendo proprio il suo invito a concepire i sangha” come gruppi di amici che si sostengono a vicenda, anziché come strutture gerarchiche basate sul carisma di leader.

Glossario del Buddhismo Secolare

Termine originale in lingua Pali Buddhismo classico Buddhismo secolare
Bhikkhu Monaco Mendicante
Upāsaka Laico Seguace
Bhagavant Beato Maestro
Saṃvṛti-satya, Paramārtha-satya 2 verità Duplice fondamento
Triviṣa 3 veleni 3 fuochi
Satipatthāna 4 fondamenti della consapevolezza 4 punti focali della consapevolezza
Cattāri ariyasaccāni 4 Nobili Verità 4 compiti
Khandha 5 aggregati 5 gruppi
Sammā diṭṭhi Retta visione Visione completa
Sammā saṃkappa Retto pensiero Pensiero completo
Sammā vācā Retta parola Parola completa
Sammā kammanta Retta azione Azione completa
Sammā ājīva Retti mezzi di sostentamento Completi mezzi di sostentamento
Sammā vāyāma Retto sforzo Sforzo completo
Sammā sati Retta presenza mentale Completa presenza mentale
Sammā samādhi Retta concentrazione Completa concentrazione
Saṅkhāra Formazioni mentali Inclinazioni

Fonte: elaborazione di Paolo Subioli da “Dopo il Buddhismo“, di Stephen Batchelor.

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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Una risposta

  1. 13 Novembre 2022

    […] Attraverso la respirazione possiamo conoscere molte cose importanti. Ho già accennato alla piena consapevolezza del respiro quale prerequisito per la presenza mentale. La meditazione vipassana, che persegue proprio l’osservazione profonda basata sulla presenza mentale, ha come primo movimento fondamentale la consapevolezza del respiro. Iniziando la pratica di vipassana concentrandoci sulla respirazione, possiamo entrare nella dimensione della presenza mentale del corpo, delle sensazioni, della mente e degli oggetti della mente. E perfino questi ultimi non sono l’oggetto di interesse principale della nostra pratica. Quello che ci preme più di tutto è osservare la nostra reattività e constatare che può essere lasciata andare, come ci ha insegnato sempre lui, Gotama il Buddha, tramite le Quattro Nobili Verità o Quadruplice Compito. […]

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