Cosa significa essere liberi? Prova a scoprirlo sedendo in meditazione

Cosa significa essere liberi

Cosa significa essere liberi? Ho scoperto che la vera libertà è possibile solo nel momento presente. Ed è una buona notizia, ottima anzi, perché se c’è una cosa che è sempre disponibile per definizione è proprio il momento presente. Una seconda buona notizia è che questa libertà possiamo coltivarla, soprattutto tramite la meditazione. Una terza è che non ce la può togliere nessuno.

Ma chiariamo subito un punto. Cosa significa essere completamente liberi? In generale significa non doversi comportare sulla base di obblighi e costrizioni. Un detenuto non può andare dove vuole, neanche spostarsi di pochi metri per fare visita alla cella accanto, perché è obbligato a rimanere rinchiuso. Non può neppure parlare con chi vuole. Al di là di questo caso estremo, per tutta la vita siamo soggetti ad obblighi e costrizioni, sin da quando si instaura una relazione con i nostri genitori. Ma tutti questi vincoli fanno parte del nostro essere animali sociali e possiamo viverli in piena serenità, come tutti abbiamo avuto modo di constatare, ogni volta che abbiamo avuto a che fare con una persona saggia.

Tornando al caso estremo del detenuto, perfino in tale condizione è possibile essere liberi. Nelson Mandela è riuscito a coltivare la propria saggezza durante decenni di prigionia. E anche Thich Nhat Hanh, quando fece visita al penitenziario del Maryland, negli Stati Uniti, disse ai detenuti:

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“Per me non c’è felicità senza libertà e la libertà non ce la dà nessuno, la dobbiamo coltivare noi stessi”.

E ora lasciamo pure stare i maestri, che potrebbero sembrarci irraggiungibili, per andare sul concreto di quello che possiamo fare noi persone comuni per sperimentare la vera libertà.

Gli obblighi e le costrizioni che ci impediscono di essere pienamente liberi in gran parte ce li costruiamo da soli, in tanti modi diversi e lungo tutto il corso della vita. Anche qui, senza bisogno di iniziare un percorso di psicoterapia, analizziamo i meccanismi base di funzionamento della mente, e facciamolo con l’aiuto della meditazione. Con la meditazione, infatti, possiamo veramente osservare ciò che accade nella nostra mente, perché è l’unico momento in cui non ci sono vincoli particolari da rispettare, se non lo stare seduti in silenzio.

Scoprire cosa significa essere liberi con la meditazione

Quando ci sediamo in meditazione, cerchiamo di stare nel momento presente, con ciò che accade qui e ora. Di solito lo facciamo con l’aiuto di qualche forma di “ancoraggio” della nostra attenzione, come ad esempio concentrandoci sul respiro e/o su altri aspetti riguardanti il corpo, come la posizione, i punti d’appoggio a terra, ecc.

Cerchiamo di stare col respiro, osserviamo le sensazioni, per non perdere il contatto col momento presente, senza pensare a nulla. Ma ecco che, a un certo punto, ci accorgiamo che stavamo proprio pensando! Questo è un meccanismo tipico. Insorge un pensiero, e lo fa da solo, poi magari si sviluppa in una sorta di dialogo interiore. Prima o poi ce ne accorgiamo – e questo è uno dei momenti più belli della meditazione – allora gentilmente lo lasciamo andare e torniamo al momento presente.

Con la meditazione, specie dopo un po’ di tempo d’esperienza, possiamo sperimentare la grande differenza che c’è nella mente, tra quando è assorta in pensieri e quando invece è concentrata col qui e ora del momento presente. Vediamolo.

Quando la mente è assorta in pensieri, si tratta generalmente di:

  • pensieri rivolti al passato, cioè ricordi di cose fatte, viste, ascoltate, dette o anche solo pensate; tali pensieri possono essere associati a stati d’animo molto vari, piacevoli, spiacevoli o anche neutri;
  • pensieri rivolti al futuro, sotto forma di progetti, intenzioni, propositi, aspettative, eccetera; anche questi pensieri sono associati a stati d’animo ancora più vari, perché si può andare dal panico o l’angoscia per qualcosa ci si aspetta possa accadere fino all’elencazione dei prodotti da comprare stasera al supermercato.

Dunque i pensieri per lo più ci distolgono dalla realtà del presente per trasportarci in dimensioni immaginarie, ovvero il passato e il futuro. La nostra attenzione viene catturata per dedicarsi a un’attività mentale che ci impedisce di vivere la vita realmente, nella sua pienezza. Perché la vita si può vivere solo se si è presenti mentalmente a ciò che accade qui e ora. In tali circostanze non siamo liberi, perché il pensiero ci costringe a stare lontani da ciò che accade.

Immagina di sederti al tavolo del ristorante per quella serata con la tua compagna che aspettavi da tempo, e il tuo capo ti telefona per tenerti un’ora a parlare di lavoro. Ti ha portato via dal quel momento così bello, un momento che non si ripeterà più allo stesso modo! Ecco, i pensieri sul futuro e sul passato fanno lo stesso, s’impossessano della nostra attenzione per impedirci di vivere liberamente con ciò che c’è.

A volte i pensieri non riguardano né il passato né il futuro, perché sono elaborazioni mentali riguardanti qualche problema che vogliamo risolvere o qualche idea astratta. Questa è una delle tante forme di lavoro mentale a cui ci sottoponiamo costantemente, come se non potessimo mai concederci una tregua. Mentre camminiamo, pensiamo. Mentre mangiamo, pensiamo. Mentre facciamo l’amore, a volte persino in quel caso, pensiamo. È un atteggiamento molto in linea con il nostro tempo, perché è come se volessimo ottimizzare i tempi della nostra vita. Il risultato è che la vita non la viviamo affatto.

Quando la mente è in vacanza

Ajahn Chah, un famoso maestro di meditazione vissuto nel XX secolo, diceva che quando meditiamo è come se la nostra mente si concedesse una vacanza. In effetti, in quel momento non siamo tenuti a compiere alcun lavoro mentale e così possiamo stare con ciò che c’è. Non nel torpore dell’indifferenza, ma in uno stato di quieta apertura e curiosità per tutto ciò che c’è. Di stupore per il miracolo della vita in quanto tale. Non siamo catturati da nulla che ci costringa a svolgere un lavoro mentale. Perché alla mente piace anche non fare nulla, stare nella quiete della contemplazione. Nello zen questa dimensione viene chiamata della “grande mente”, in altre della mente quieta, in altre è il nirvana, in altre ancora è il regno dei cieli.

Questa non è teoria, è qualcosa che si può provare in prima persona. Lo si può fare in qualsiasi momento, ma questa dimensione di libertà della mente che non deve pensare a nulla la si può sperimentare specialmente in alcune circostanze. Ad esempio mentre si cammina all’aperto, che sia in città o nella natura. O ancora meglio durante la meditazione, dove c’è il tempo di scandagliare entrambi gli stati della mente. Del resto, non si può neanche pretendere che la mente se ne stia sempre in vacanza. Nessuno può stare sempre in vacanza.

Prova. Mentre sei in meditazione e ti accorgi che stavi pensando, torna con grazia al momento presente e senti la differenza.

Per approfondire:

libertà

meditazione

pensieri

grande mente

Ama il tuo smartphone come te stesso. Essere più felici al tempo dei social grazie alla digital mindfulness

Paolo Subioli - Ama il tuo smartphone come te stesso
Publisher:
N. pagine: 196
Smartphone, tablet e pc non sono più meri strumenti al nostro servizio, ma vere e proprie estensioni dei nostri corpi e delle nostre menti.  Essendo parte di noi stessi, devono diventare elementi di crescita. Attraverso il percorso della Digital Mindfulness viene affrontato il tema della consapevolezza del rapporto con i media digitali, proponendo piccole pratiche quotidiane, spazi di riflessione, momenti di riequilibrio per migliorare la nostra vita e quella degli altri.

[La foto è di Ching Ching Tsui, Hong Kong]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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