Sai veramente contemplare il mare? Prova a farlo per 2 minuti
Contemplare il mare, senza aspettarsi niente, senza farci ragionamenti sopra. Contemplarlo e basta. Sei capace di farlo? È l’esercizio che propongo per questa estate, perché penso che potrebbe essere veramente risolutivo di molti problemi. Ora ti spiego perché. E se al mare non ci vai, puoi accontentarti di contemplare il mare in questo video, che dura solo due minuti.
Di fronte a un fenomeno che si presenta ai nostri sensi, la nostra percezione tende a essere “operativa“, quando non è supportata dalla consapevolezza, come insegna il maestro di meditazione Joseph Goldstein. Non appena il fenomeno viene riconosciuto dalla coscienza, subito tendiamo ad attribuirgli un nome o un concetto. Questo rende la nostra conoscenza estremamente limitata, circoscritta all’apparenza delle cose, senza essere in grado di coglierne gli aspetti più profondi.
Voler subito attribuire un nome o un concetto a un certo fenomeno, significa imbrigliarlo nel ristretto ambito di ciò che già conosciamo, per ricondurlo alle categorie e agli stereotipi che utilizziamo per interpretare il mondo. C’è dietro una presunzione dell’ego, che pensa già di sapere tutto.
Ma per esperienza sappiamo anche che le nostre percezioni sono sbagliate. Ci sembra che le cose siano in un certo modo, siamo addirittura sicuri che siano in quel modo, poi magari scopriamo che non era così. Capita spesso, eppure ci fermiamo sempre alla superficie, senza voler approfondire più di tanto. Il maestro zen Thich Nhat Hanh invita a tal proposito ad appendersi in casa un bel cartello con su scritto “Sei sicuro?“, che ci ricordi sempre di dubitare delle nostre percezioni.

‘Are you sure?’ (Sei sicuro/a?) – Calligrafia di Thich Nhat Hanh
Lo stesso Thich Nhat Hanh ci ricorda come la sofferenza derivi sempre dalle percezioni erronee che abbiamo della realtà. Siamo oscurati costantemente da un velo di idee e opinioni, che ci impediscono di vedere la realtà più autentica. Attraverso la meditazione possiamo invece acquisire quella capacità di comprensione profonda che è il presupposto per raggiungere il nirvana, ovvero la cessazione della sofferenza.
Quando osserviamo qualcosa, ci facciamo un sacco di domande; cerchiamo di concettualizzare, per tenere la cosa in qualche modo sotto controllo. L’investigazione, nella mente operativa, è guidata dal perché, in tutte le sue forme. Quando prevale invece la mente contemplativa, le cose sono molto diverse. È una capacità che si acquisisce col la meditazione:
- nella meditazione samadhi, ovvero quella basata sulla calma concentrata, la mente operativa è del tutto silente;
- nella meditazione vipassana, basata sull’investigazione, è necessaria un’attività minima della mente operativa, anche se non verbale. Nella vipassana la mente operativa avverte un fenomeno e lo indirizza verso la mente contemplativa. È quest’ultima che approfondisce il fenomeno, ma non dal punto di vista dei contenuti. Semplicemente “sta” con quel fenomeno.
Insomma, come possiamo contemplare il mare?
Ma torniamo a contemplare il mare. Volgo lo sguardo verso il mare, osservo le onde nel loro incessante movimento, mai uguale a se stesso, ne ascolto il suono. Non mi chiedo il perché, non cerco di capire, non faccio confronti, non cerco ragionamenti. Sto semplicemente con quel mare, come starei con la persona amata, mano nella mano, sdraiati su un prato senza fare nulla, solo per il gusto di stare insieme e godersi quel momento. Questo è contemplare il mare.
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