Concentrazione mentale: cosa possiamo imparare dai monaci medievali

Nel nostro mondo moderno, dove le distrazioni sono continue, la pratica della concentrazione mentale non è mai stata così cruciale. In un contesto pieno di notifiche infinite, aggiornamenti dei social media e la voce sempre presente della tecnologia, è facile credere che le nostre difficoltà di concentrazione siano un problema esclusivamente moderno. Tuttavia, questa lotta è tutt’altro che nuova. Fa parte dell’esperienza umana da secoli, trascendendo il tempo, le culture e persino gli stili di vita. Uno degli esempi più convincenti proviene da una fonte inaspettata: i monaci medievali. Questi individui, che dedicavano la loro vita a ricerche spirituali e vivevano in ambienti progettati per ridurre al minimo le distrazioni mondane, erano anche alle prese con la sfida di mantenere la concentrazione mentale. Lo rivela il libro di Jamie Kreiner, “The Wandering Mind: What Medieval Monks Tell Us About Distraction“, ripreso in un articolo del New Yorker che esplora lo stesso argomento.
Il mito del monaco concentrato
Quando pensiamo ai monaci, soprattutto a quelli dell’epoca medievale, spesso immaginiamo figure serene e profondamente impegnate nella preghiera o nella meditazione. Ci immaginiamo i monaci lontani dalle distrazioni e dall’incapacità di concentrazione mentale che affligge noi contemporanei. Ma questa immagine è più un ideale romantico che una realtà storica. Secondo la ricerca di Kreiner, anche per questi devoti era incredibilmente difficile mantenere uno stato di attenzione concentrata. Vivevano in un’epoca priva di televisori, smartphone o social media, eppure anche loro erano soggetti a una mente errante.
Il diavolo nella distrazione
Per questi monaci la posta in gioco era alta. Associavano la distrazione al diavolo in persona, considerandola un importante impedimento spirituale. I monaci ritenevano che una mente errante durante la preghiera o la meditazione non fosse semplicemente una perdita di concentrazione mentale, ma una potenziale apertura all’influenza demoniaca. Questa prospettiva aggiungeva un livello di urgenza spirituale alla loro ricerca di un’attenzione prolungata.
L’universalità della lotta per la concentrazione mentale
Se vi è mai capitato di sedervi a meditare e di ritrovarvi con la mente subito proiettata sulla lista delle cose da fare, su una discussione irrisolta o su quello che avete in mente di mangiare per cena, consolatevi pensando che non siete soli. La lotta per mantenere la concentrazione durante le pratiche contemplative è universale e fa parte dell’esperienza umana da secoli. Se avete difficoltà a concentrarvi durante la meditazione, non significa che state facendo qualcosa di sbagliato, ma che siete umani. Anche i monaci, che vivevano in un ambiente progettato per ridurre al minimo le distrazioni, trovavano difficile mantenere la concentrazione.
Strategie monastiche per la concentrazione mentale
Programmi rigorosi e mortificazioni fisiche
I monaci impiegavano una serie di strategie per combattere la distrazione. Le loro giornate erano rigorosamente programmate, con tempi specifici per la preghiera, la meditazione e persino il lavoro fisico. Alcuni ordini monastici si spingevano all’estremo, impiegando mortificazioni fisiche come il digiuno, la privazione del sonno o persino l’autoflagellazione per allenare la mente e il corpo a una concentrazione prolungata.
Il ruolo dei libri: un’arma a doppio taglio
È interessante notare che i monaci avevano un rapporto complicato con i libri:
- da un lato, i libri erano considerati risorse inestimabili per la crescita spirituale e l’illuminazione;
- dall’altro, essi erano anche visti come potenziali fonti di distrazione.
I monaci discutevano sulla quantità di tempo appropriata da dedicare alla lettura e persino sui tipi di libri che dovevano essere ammessi nelle biblioteche monastiche. Questa ambivalenza nei confronti dei libri rispecchia le nostre preoccupazioni moderne nei confronti della tecnologia: entrambi sono strumenti che possono aiutare o ostacolare la concentrazione mentale, a seconda di come vengono utilizzati.
Metacognizione: L’arte di pensare al pensiero
Una delle tecniche più avanzate utilizzate dai monaci era la “metacognizione”, ovvero la pratica di pensare al proprio pensiero. Questo comportava un monitoraggio costante e vigile dei propri processi di pensiero, per capire se la loro attenzione stava vacillando e perché. Alcuni ordini monastici usavano persino liste di controllo o le pietre, a mo’ di gettoni, per tenere traccia dei loro progressi durante la giornata. Questa pratica permetteva loro di identificare gli schemi delle loro distrazioni, fornendo spunti che potevano essere utilizzati per migliorare la concentrazione mentale in futuro.

I monaci avevano un rapporto complicato con i libri, rispetto alla concentrazione mentale.
Conclusioni
La lotta per la concentrazione mentale non è un problema moderno ma umano, che trascende il tempo e gli stili di vita. Che siate un monaco in un monastero medievale o un individuo moderno che cerca di meditare, le sfide sono sorprendentemente simili. La prossima volta che avrete difficoltà a concentrarvi, ricordate che siete in buona compagnia. Anche i monaci hanno lottato e, proprio come loro, potete trovare le vostre strategie per migliorare la concentrazione.
Domande e spunti di riflessione
- Il ruolo dell’ambiente: Quanto contribuisce l’ambiente in cui viviamo alla nostra capacità di concentrazione mentale? Un cambiamento di ambiente può migliorare in modo significativo la concentrazione?
- Il paradosso della scelta: Con così tante strategie disponibili per migliorare la concentrazione, dalle antiche pratiche monastiche alle moderne tecniche di mindfulness, come possiamo scegliere quella giusta per noi?
- La mente come ultima distrazione: Se persino i monaci, che vivevano in ambienti progettati per ridurre al minimo le distrazioni, avevano difficoltà a concentrarsi, cosa ci dice questo sulla natura della mente umana?
A questo punto, consapevoli che la lotta per la concentrazione mentale è un’esperienza universale, possiamo essere più compassionevoli verso noi stessi. Questo renderà probabilmente più efficaci le nostre strategie per migliorare la concentrazione.
Per approfondire:
Cinque modi per trasformare la distrazione
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