Come si fa la meditazione vipassana

La meditazione vipassana è una delle forme di meditazione più tipiche del nostro tempo, nonostante le origini molto antiche. Questa pratica si svolge con modalità molto simili rispetto ad altre forme di meditazione: tipicamente in posizione seduta, con gli occhi chiusi o semi-chiusi, concentrandosi prevalentemente sul respiro. Tra tutte le forme di meditazione, è quella più lontana dalla religione, pur non essendo in contrasto con essa, dal momento che in genere non fa riferimento a organizzazioni né tanto meno a ordini monastici ed è del tutto priva di ritualità. La meditazione vipassana costituisce anche la base della pratica di mindfulness.

Indice dei contenuti

Come funziona la meditazione vipassana

L’osservazione dei fenomeni

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Cosa vuol dire vipassana

Mente operativa e mente contemplativa

La meditazione vipassana in Italia

Come funziona la meditazione vipassana

Nella meditazione vipassana la concentrazione è il requisito principale, anche se poi a prevalere è la dimensione dell’osservazione. Standosene seduti per 20, 30, 45 o 60 minuti (durate tipiche delle sessioni), ci si concentra unicamente su ciò che accade nel momento presente, cioè nel qui (e non altrove) e ora (e non nel prima o nel dopo). Essere concentrati sul momento presente in pratica si traduce nel porre l’attenzione sulle uniche cose che in questo momento esistono realmente: la propria mente e il proprio corpo, con le sue sensazioni.

L’osservazione dei fenomeni

La mente e i cinque sensi sono le porte attraverso cui i vari fenomeni entrano nello spazio vuoto della coscienza. Tali fenomeni vi entrano, rimangono per un po’ di tempo e poi escono. Tutto ciò avviene continuamente, nella nostra vita. Ma siccome durante la meditazione non ci dobbiamo occupare di altro, essa diventa un ottimo esercizio per comprendere meglio la realtà. Di che fenomeni si tratta? Nella coscienza entra di volta in volta rutto ciò che passa attraverso i cinque organi sensoriali – dunque suoni, forme e colori, odori, sensazioni tattili, sapori – o che si forma nella mente, ovvero i pensieri, le emozioni, le percezioni.

Abbandonare i contenuti

Mentre ce ne stiamo seduti, avvengono un sacco di cose: il respiro rallenta, sorgono pensieri, vanno e vengono emozioni, proviamo prurito, sonno, dolore, piacere. Si odono rumori e si avvertono odori. Ma nella meditazione Vipassana non ci interessa in alcun modo il contenuto di tali sensazioni; ad esempio qual è la fonte di un certo suono o perché sto provando una certa emozione. Rimaniamo in contatto solamente col sentire in sé, siamo consapevoli che stiamo sentendo, avvertiamo la qualità del sentire, ma mantenendoci a debita distanza dai relativi contenuti

Il respiro viene usato semplicemente come ancoraggio al momento presente. Altri mezzi di ancoraggio possono essere la posizione del corpo nel suo insieme o l’attenzione verso la parte del corpo che poggia a terra, che fa da sostegno.

Cosa vuol dire vipassana

La Vipassana è una delle più antiche tecniche di meditazione dell’India. La parola vipassanā (in pāli) or vipaśyanā (in sanscrito) viene dall’unione di Vi (speciale, super) e Passanā (vedere). È un termine buddhista che in inglese viene tradotto “insight” e che in italiano può essere reso come “visione profonda” o “vedere le cose in profondità, come realmente sono”.

Il Canone Pali descrive la Vipassana come una delle due qualità della mente che si sviluppa in bhāvanā, l’addestramento della mente, insieme a samatha (calmare la mente). La Vipassana viene generalmente definita come una pratica che cerca “la comprensione della vera natura della realtà”, la quale a sua volta è definita tramite i tre segni dell’esistenza, nella tradizione Theravada:

  • anicca (“impermanenza”);
  • dukkha (“sofferenza, insoddisfazione”);
  • anattā (“non-sé”).

Per un approfondimento storico su questo argomento, si consiglia di leggere l’articolo Meditazione Vipassana, origini e significato.

Mente operativa e mente contemplativa

Uno dei modi per capire come la mente viene addestrata nella meditazione Vipassana, è quella di distinguere tra mente operativa e mente contemplativa, i due atteggiamenti opposti che la mente stessa può assumere. Nella meditazione Vipassana lasciamo spazio alla mente contemplativa, sacrificando quella operativa. È il momento del non fare, piuttosto che del fare. Ma una piccola componente di mente operativa va comunque mantenuta, per consentirci di essere sempre attenti a tornare al momento presente ogni volta che ci perdiamo nei pensieri.

La meditazione Vipassana in Italia

Uno dei più famosi maestri italiani di Vipassana è Corrado Pensa, fondatore dell’A.me.co. e pioniere della meditazione in Italia. Altri centri importanti dove si pratica la Vipassana in Italia sono l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia e Pian dei Ciliegi. Potete vedere le date dei ritiri e degli incontri organizzati in tutti questi centri nel nostro Calendario dei ritiri di meditazione in Italia, che è costantemente aggiornato.

Altri insegnanti famosi di Vipassana sono Letizia Baglioni e Mario Thanavaro. Ma ce ne sono moltissimi altri.

Nonostante la meditazione Vipassana si basa interamente sulla tradizione buddhista, non ho mai sentito un insegnante vipassana definirsi buddhista. Non è così strano, se si pensa che tali maestri cercano di insegnare soprattutto a non attaccarsi a nulla.

Quello della meditazione Vipassana può definirsi un ambito decisamente laico, nel quale i riferimenti al buddhismo sono molto presenti, ma principalmente dal punto di vista metodologico. Gli aspetti devozionali sono limitati e gli insegnanti sono prevalentemente laici. Anche quando non lo sono, come nel caso dei monaci della tradizione della foresta del monastero di Santacittarama, l’impostazione è decisamente aperta e non dottrinaria. Dunque si può senz’altro dire che la meditazione Vipassana è una pratica per tutti, priva di barriere.

meditazione Vipassana per tutti

La meditazione Vipassana è una pratica per tutti, priva di barriere.

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[La foto è di clarissa rossarola, Brasile. L’illustrazione quadrata è stata generata da DALL-E]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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