Come Facebook e i Social stanno cambiando la nostra mente
Facebook ha un enorme potere di cambiare la mente umana. Rendercene conto può salvarci da conseguenze che oggi non possiamo immaginare. Ignorarlo, al contrario, potrebbe portarci a un disastroso impoverimento, sia individuale, sia collettivo. Una sana “via di mezzo” tra il rifiuto e l’adesione incondizionata credo sia oggi la scelta più saggia, senza per questo biasimare chi ha deciso di tenersi fuori del tutto dal social network.
Il consumo che ci cambia
Facebook ha un peso crescente tra i nostri consumi. Mezz’ora, un’ora, due ore al giorno. Tutti i giorni. In passato quale altro oggetto aveva mai occupato la nostra mente per così tato tempo? Solamente la televisione, ma in modo molto meno attivo, e per alcune delle attuali generazioni il sorpasso è già avvenuto.
Non c’è dubbio alcuno sull’importanza che rivestono i consumi sensoriali (i 5 sensi più la mente stessa) sulla nostra personalità. Trovarci a contatto visivo con la natura ci rilassa, vedere un film violento ci mette ansia, chiacchierare per ore con persone che dicono stupidaggini ci rende un po’ più stupidi, e così via. Quello che siamo oggi dipende in gran parte da nostro background di esperienze sensoriali e culturali.
Passare del tempo su Facebook non solo influisce sulla nostra personalità e sui nostri stati mentali ma, a causa dell’entità di tale tempo, incide decisamente molto. Chi potrebbe negarlo?
Il problema è capire come viene modificata la nostra mente, perché non è neanche detto a priori che si tratti di cambiamenti “negativi”. Ecco di seguito alcuni esempi.
Video brevi, brevissimi
Il video breve è oggi il tipo di contenuto più amato su Facebook. I video brevi sono quelli di maggior successo, perché la gente di solito non ama dedicare attenzione a un contenuto online per più di un paio di minuti. I video brevi sono in grado di farci sorridere, indignare, divertire, scandalizzare, ridere. Brevi stati d’animo che abbiamo subito voglia di condividere con altri, senza starci troppo a pensare.
Ma cosa s’impara guardando un video breve? Non può essere lo stesso dedicare 2 minuti d’attenzione a un filmato o leggere un articolo sullo stesso argomento di un giornalista ben informato. Il messaggio che passa attraverso il video breve è emotivamente efficace, ma inevitabilmente superficiale, oltre che facilmente manipolabile. Se a fine giornata abbiamo passato mezz’ora complessiva a guardare video brevi, vuol dire che abbiamo potuto leggere mezz’ora di meno, ma magari anche giocare mezz’ora di meno a poker online. Dipende da chi siamo, ma l’influenza di questo tipo di consumi sulle nostre facoltà intellettuali è indubbia.
Chi sceglie?
Facebook influisce anche sulle nostra capacità di discernimento. Mentre scorriamo lo streaming dei post e delle condivisioni dei nostri amici, non facciamo altro che metterci in una condizione di attesa. Ce ne stiamo fermi ad aspettare che gli altri ci propongano testi da leggere, video da osservare, petizioni da firmare. I nostri consumi – ovvero la nostra mente futura – è quasi al cento per cento in balia degli altri.
Ci muoviamo inoltre all’interno di uno spazio apparentemente pubblico, ma in realtà completamente privato. È la Facebook Inc. che stabilisce tutte le regole del gioco e le cambia a proprio piacimento, di quello che non è uno spazio fisico, ma un software, una macchina. La macchina che plasma la nostra mente.
Circoli chiusi
Facebook diventa sempre di più una fonte primaria d’informazione. Il feed degli aggiornamenti che scorrono sullo schermo alimenta come una sorgente il nostro desiderio di essere sempre al corrente di dei fatti e delle tendenze del momento. Tale flusso di informazioni è costituito da un mix di tre tipologie di fonti: le pagine a cui ci “abboniamo” col meccanismo del “mi piace”, gli aggiornamenti dei nostri amici, gli aggiornamenti promozionali.
Il flusso di informazioni è molto eterogeneo: le foto delle feste di compleanno dei figli si mescolano alle massime filosofiche, agli articoli di denuncia e alle dichiarazioni d’amore per qualche marchio famoso, all’interno di un abbondante brodo di commenti e likes.
È molto facile scambiare per informazione questo flusso così parziale. Nella realtà i nostri amici sono prevalentemente gente che la pensa come noi, che rafforza gusti e opinioni che già abbiamo, a volte perfino radicalizzando le nostre posizioni. C’è pertanto da chiedersi quale sia l’influsso di Facebook sulla nostra apertura mentale, intendendo con questo sia la nostra abilità nel selezionare le fonti, sia la capacità di accogliere punti di vista per noi inusuali.
Una nuova umanità
Facebook in questo momento ha 1,5 miliardi di utenti, 1 miliardo dei quali la usa tutti i giorni. Tutte queste persone, in 5 continenti, agiscono ogni giorno all’interno di un software che ne determina le modalità di interazione reciproca. Dunque che forgia i linguaggi, le mode, i contenuti culturali delle diverse comunità linguistiche. Cos’altro c’è di altrettanto grande?
Facebook sta cambiando l’umanità. È più potente del Vangelo, più influente di qualsiasi network televisivo. Incide sulla cultura più di quanto possano fare i sistemi d’istruzione nazionali. Di fronte a questa forza immane – non solo di Facebook, anche delle altre big corporation che oggi dominano internet – ci sentiamo impotenti. Forse lo siamo davvero, a livello sociale.
Come individui, però, abbiamo molte possibilità di scelta. Se e come usare Facebook dipende da noi. Ne parleremo in seguito.
Per approfondire:
[L’immagine è un’elaborazione da una foto di Serge klk, Francia]
Zen in the city. L’arte di fermarsi in un mondo che corre
Ho scritto questo libro per condividere ciò che ho imparato nell’ambito della mia pratica quotidiana, grazie agli insegnamenti dei maestri, ma anche e soprattutto dell’esperienza diretta.
Vuoi ricevere gli aggiornamenti da Zen in the City?
Inserisci il tuo indirizzo per ricevere aggiornamenti (non più di 1 a settimana):
You need to login or register to bookmark/favorite this content.
Pienamente d’accordo con quanto esposto nell’articolo. Ne parlo anche sul mio sito in un articolo che invita a riflettere sul “Chi sei?”
Recenti studi hanno evidenziato quanto Facebook stia “intossicando” le nostre giornate. Pur non potendo agire contro queste ingerenze mediatiche, possiamo però, come dice giustamente l’autore, imparare a far tesoro del nostro tempo, assegnandogli il giusto valore e stabilendo delle priorità che ridefiniscano l’utilizzo dei social in modo consapevole.
Qualcuno li ha definiti strumenti di controllo di massa. Senza voler scivolare in teorie pseudo-complottiste possiamo certamente affermare che Facebook, come gli altri social, deve essere utilizzato con molta attenzione.
Grazie per la condivisione.
Vitiana Paola Montana