Cinque modi per trasformare la distrazione

distrazioneQuando meditiamo ci concentriamo sul qui ed ora: il respiro, il proprio corpo, le sensazioni, le emozioni. Ma i pensieri sono sempre in agguato: basta un niente e la mente comincia a correre da un pensiero all’altro e ci sembra che stiamo consumando inutilmente tutto il tempo che ci siamo dati. Ho già scritto di vari metodi per riportare la mente al respiro. Ma il problema è: cosa proviamo quando realizziamo che siamo preda dei pensieri, che ci distolgono dalla concentrazione (“samadhi”)? Rabbia? Frustrazione? Pensiamo di non essere capaci o di essere inadeguati?

Qui vorrei proporre cinque motivi per non scoraggiarci. Anzi, per accogliere come normale e persino accettabile la continua distrazione, il vagare della mente da un pensiero all’altro.

1) Sapere che non siamo gli unici a farlo

Può capitare di sentire qualche praticante, di cui sappiamo che ha molta esperienza nella meditazione, lamentarsi di non riuscire a concentrarsi troppo a lungo, poiché distratto (o distratta) da molti pensieri inutili. Saperlo è molto importante, per noi. Non intendo certo la constatazione che il “mal comune” sia “mezzo gaudio”. Queste testimonianze (che possiamo persino ritrovare nei testi e nei discorsi dei maestri) ci rivelano un fatto molto importante: la distrazione non è una mia caratteristica personale. Se mi distraggo, non è “colpa” mia, non sono io incapace di meditare: lasciarsi distrarre dal pensiero è semplicemente nella natura umana. Qualche maestro ha paragonato il pensiero ad un cagnolino che vuole sempre andarsene a zonzo. L’importante è disporre di un guinzaglio per richiamarlo quando serve. Quel guinzaglio è la consapevolezza.

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2) Capire che tornare al respiro è l’essenza della meditazione

Succede dunque che, durante la meditazione “formale” (vedi nota in fondo), ci accorgiamo periodicamente di essere presi da un certo pensiero e, appena ce ne accorgiamo, riportiamo l’attenzione al respiro. Questo tornare al respiro è l’essenza stessa della meditazione, come ha messo in evidenza Corrado Pensa, nei suoi scritti e discorsi. A forza di fare così, in parole povere,  impariamo a tornare alla consapevolezza in ogni azione della nostra vita quotidiana, nelle relazioni con gli altri e nelle attività che svolgiamo. A capire cosa succede nella nostra mente. Quindi ben venga il pensiero: se non ci fosse, avremmo questa opportunità di affinare la consapevolezza.

3) Riuscire a guardarsi con un sorriso

Quale atteggiamento posso assumere verso la distrazione? Vediamo: sono seduto in meditazione, ma mi distraggo con pensieri di varia natura, sono preso dalla sonnolenza, ho pochi momenti sporadici di consapevolezza vera. Se me la prendo, è perché penso che le cose “dovrebbero” stare diversamente, che “dovrei” sfruttare questo tempo che ho a disposizione, che “non dovrei essere” una persona che si distrae facilmente. E perché mai? Ho provato (e funziona) ad osservarmi come un testimone ed accogliere il mio stato attuale con un sorriso: in questo momento, c’è questo, sono in questa condizione. Non c’è altro. Non c’è bisogno d’altro. Non “deve” essere qualcos’altro.

4) Approfittare per sapere cosa c’è nella nostra mente

Non tutti i mali vengono per nuocere. Se insorgono pensieri continuamente, per lo meno un vantaggio c’è: possiamo vedere di quali pensieri si tratta. Cosa tiene occupata la nostra mente in questo momento: qualcosa che ci preoccupa, programmi per il futuro, recriminazioni sul passato, ricordi. Magari solo le immagini di un film visto ieri sera. È utile anche questo. Qui bisogna considerare che i pensieri si sviluppano in due fasi: a) l’insorgere del pensiero; b) il suo svilupparsi in un ragionamento, una speculazione, una discussione, associazioni di idee, ecc. L’importante è riconoscerli prima possibile, possibilmente al loro insorgere. A volte si tratta di pensieri emotivi, ovvero che sono in grado di suscitare in noi emozioni (ad esempio, mi torna alla mante l’atteggiamento di quella certa persona, che mi fa arrabbiare). Diane Eshin Rizzetto ci ricorda che “Quello che conta non è quanti pensieri abbiamo o di che tipo sono, ma cosa facciamo di quei pensieri.”

5) Godersi finalmente il momento presente

Se ci atteniamo a quello che succede nel momento presente, non dobbiamo preoccuparci troppo. Vediamo un caso dei peggiori: sto meditando, e mi accorgo che la mia mente vaga da un pensiero all’altro da parecchio, senza alcun costrutto. Chissà quanto tempo è passato! Se considero il tempo appena trascorso, lo considero un disastro, ma quello ormai è il passato. Ora mi sono concentrato sul momento presente. Ciò che conta è cosa sta avvenendo ora. Me lo posso godere, questo respiro calmo, finalmente!

Nota finale: per “meditazione formale” si intende, di solito, la pratica di stare seduti a meditare per un tempo prefissato. Si distingue da altre forme di meditazione legate, ad esempio, alla consapevolezza delle azioni nella vita quotidiana. In questa pagina c’è una descrizione esauriente di entrambi gli aspetti.

Per approfondire:

come meditare

[La foto è di Susanne Nilsson, Svezia]

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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2 risposte

  1. addriana ha detto:

    Caro Paolo,
    mi applico alla meditazione da circa sei mesi.
    Come già ebbi occasione di dirti ho una certa età(73anni),ho esercitato la psicoterapia che ha dato(agli altri!)risultati a volte soddisfacenti.
    Ora non esercito più e trovo molto piacevole rivolgermi alla meditazione per raggiungere un minimo di equilibrio e pace mentale.
    So cosa significhi rabbia, attaccamento e gli altri impedimenti o afflizioni mentali.
    L’ interrogativo che ti rivolgo è:è possibile che la mia professione(ps.analitica)intralci la mia meditazione?
    E poi,qui non ridere,trovo più comodo meditare su un divanetto e faccio fatica a tenere la schiena eretta!Ho letto molto di Hosho,interessante perchè fa riflettere molto,ma non sempre condivido le sue idee sulla meditazione dinamica(che non pratico),sulla rinascita ed altro ancora.
    scusa il mio divagare. Dopo che avrò terminato questa mia tornerò al divanetto!Ti ringrazio per la tua disponibiltà e per la semplicità e umanità con cui ti rivolgi a noi.Adriana.

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