Carne: 5 motivi per continuare a mangiarla

Kilian Dreißig, Bulle - Bolzenschuss 1Le carni rosse e lavorate sono cancerogene, dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mangiare prosciutto, salame, pancetta e wurstel pare che comporti rischi paragonabili a quelli del fumo, seppure minori, secondo dati molto ampi raccolti dall’Oms. L’allarme si aggiunge alle raccomandazioni sanitarie nazionali, che consigliano di limitare l’assunzione di carni lavorate e carni rosse, in quanto associate a un aumento del rischio di morte per patologie cardiovascolari, diabete e altre malattie.

Eppure a mio parere, continueremo a consumarle più o meno come prima, ecco perché.

  1. L’energia dell’abitudine costituisce la spinta più forte tra quelle che determinano il comportamento di noi esseri umani. All’interno del nostro cervello i percorsi neuronali già consolidati sono quelli più facili da percorrere, proprio come sentieri ben battuti. È uno dei motivi che rende così difficile dimagrire, ad esempio, o smettere di fumare.
  2. L’offerta alimentare in Italia è fortemente orientata al consumo di carne, seppure in misura inferiore ad altri Paesi. Al bar o al ristorante, ad esempio, è difficilissimo mangiare vegetariano. Anche volendo preparare un panino, la scelta più praticabile è farcirlo con dei salumi.
  3. L’eredità storica ci ha tramandato il concetto di consumo di carne quale sinonimo di benessere. Nel medioevo e rinascimento, una delle caratteristiche degli abitanti delle città, rispetto a quelli più poveri delle aree rurali, era il fatto che la loro dieta comprendesse anche la carne. Anche nel XX secolo, fino agli anni ’50, la carne era un lusso per pochi. La correlazione tra carne e benessere è dunque ancora molto radicata nelle menti delle attuali generazioni.
  4. Le memorie ancestrali delle epoche nelle quali l’uomo ha dovuto cacciare per vivere sono anch’esse molto presenti. L’eccitazione di catturare la preda e poi il rito di mangiarla insieme vivono ancora nelle nostre famiglie e comunità ogni volta che ci sediamo a tavola. È anche per questo che tendiamo ancora a considerare, erroneamente, la carne quale sinonimo di vigore fisico.
  5. Lo scetticismo, infine, guida la nostra valutazione delle notizie in ambito sanitario. Una cattiva gestione dell’informazione – che dà lo stesso peso a qualsiasi tipo di fonte – ci ha radicato nella convinzione che le notizie su ciò che fa bene o fa male siano scarsamente attendibili, poiché si contraddicono periodicamente: “la carne fa male? La prossima volta magari diranno il contrario!”

Dunque non credo che una notizia come questa, che non fa altro che confermare quanto era già noto, cambi più di tanto le nostre abitudini alimentari. È però necessario a mio parere che l’opinione pubblica continui ad essere informata su tutte le conseguenze derivanti dal folle consumo di carne della nostra era. All’importante peso che gli allevamenti animali rivestono rispetto ai cambiamenti climatici, al ruolo che tali allevamenti svolgono nel rafforzamento di nuove specie di virus letali, alle incredibili condizioni degli animali ospitati, a tutti questi fattori ora si aggiungono anche gli ennesimi allarmi per la salute dei consumatori.

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Speriamo che gradualmente ciò ci induca a introdurre nuove abitudini, legate a un consumo più saggio della carne.

Per approfondire:

consumo consapevole

alimentazione vegetariana

[La foto è di Kilian Dreißig]
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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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