
La metafora della rete di Indra ci ricorda che siamo sempre reciprocamente legati, per quanto imperfettamente, e sempre insieme. Nei momenti di difficoltà, è una verità da cui possiamo trarre forza.
Un giorno io e un amico stavamo passeggiando sulla spiaggia poco prima del tramonto. Camminavamo con calma e parlavamo poco, le nostre parole venivano estratte dall’aria con la stessa lentezza con cui i nostri piedi si muovevano nell’acqua bassa. Era il tipo di pomeriggio che richiede silenzio. Sopra di noi le nuvole erano enormi, illuminate da quel tenue bagliore che segnala la fine della giornata; a un certo punto ci fermammo a fissarle e il mio amico osservò che il cielo sembrava un dipinto. Io ero d’accordo e, mentre ci stavamo girando per andarcene, una strana forma all’orizzonte catturò la mia attenzione. “Che cos’è?” Chiesi, indicando quello che sembrava essere un grande triangolo che si librava sull’oceano, rosso ruggine e fuori posto in tutto quel blu. Un attimo dopo, quando le nuvole basse si sono diradate, ci siamo resi conto che stavamo guardando un pezzo di luna: l’illuminazione era al 100%, come diceva una carta lunare. Come una bambina affascinata, mi sono buttata sulla sabbia proprio dove mi trovavo e ho fissato a bocca aperta una luna rosso sangue che saliva lentamente nel cielo, lasciando una scia rossastra sull’acqua.
La sizigia (SIZ-eh-jee) è l’allineamento di due o più corpi celesti in linea retta o quasi. Un allineamento imperfetto dà luogo, ad esempio, al novilunio e al plenilunio; uno perfetto a un’eclissi. Il termine deriva dal greco syzygein, che significa “legare insieme in un giogo”. Oltre che in astronomia, il concetto è usato anche in biologia, matematica, filosofia e psicologia per indicare l’unione di due cose. In senso figurato, il giogo ha una connotazione di sottomissione: un giogo è un fardello pesante e opprimente. Ma nello yoga – termine sanscrito che significa “giogo” – questa unione è tra il praticante e il divino. Allo stesso modo, nel buddhismo c’è una metafora che ci presenta un modo molto più ricco di pensare a questo allineamento: La rete di diamanti di Indra.
Nell’Avatamsaka Sutra o Sutra dell’ornamento floreale – una raccolta di testi compilati a partire da circa 500 anni dopo la morte del Buddha fino a circa il 300 d.C. – l’universo è descritto come una vasta rete su ogni nodo della quale pende un diamante scintillante. Sulla superficie lucida di questo diamante si riflette ogni altro diamante, moltiplicando il riflesso all’infinito. Ogni diamante esiste di per sé ed è anche collegato a ogni altro diamante della rete. Allo stesso modo, ognuno di noi è unico e collegato a ogni altro essere e cosa nell’universo, il che significa che ci influenziamo costantemente l’un l’altro in modi noti e sconosciuti.
Negli anni Settanta, il matematico e meteorologo Edward Norton Lorenz scoprì quello che definì “effetto farfalla”. Utilizzando un modello meteorologico, dimostrò che anche piccole fluttuazioni ambientali, come il battito d’ali di una farfalla in Brasile, potevano scatenare grandi eventi atmosferici lontani, come un tornado in Texas. Con questo esperimento, Lorenz stava semplicemente confermando ciò che il buddhismo sapeva da millenni. Quando tocco un filo della rete nel mio piccolo angolo di mondo, l’intera rete trema. Questo tipo di conoscenza conferisce responsabilità, naturalmente, ma offre anche grande conforto. L’immagine della rete di Indra ha lo scopo di liberarci. Vuole liberarci dall’illusione di essere singoli, separati e solitari. Il fatto che siamo completamente interconnessi significa che né la mia tristezza né la mia gioia, né il mio più grande fallimento né il mio più clamoroso successo sono solo miei. Non soffro né festeggio mai da solo, perché nulla di ciò che faccio, dico o penso esiste a prescindere da tutto il resto. Che sollievo! Che balsamo efficace per la nostra endemica solitudine.
Quando vivevo allo Zen Mountain Monastery, amavo sedermi nei pomeriggi di pioggia durante il sesshin, il nostro ritiro mensile di meditazione silenziosa. La montagna sembrava particolarmente viva e quando sentivo la mia energia vacillare, immaginavo di attingere forza e vita direttamente dal bosco, dalla pioggia scrosciante, dai due torrenti che convergevano appena oltre il cancello del monastero e sfociavano nell’Hudson e infine nell’Atlantico. La pratica non è mai fallita. Potevo iniziare un periodo di zazen sentendomi completamente esaurita e, dopo aver attirato a me la luce di tutti i diamanti che mi circondavano, mi sarei gradualmente infusa di energia.
Questo giogo non è opprimente, ma liberatorio. Non è un peso, ma una zavorra. Ciò che è singolare è isolato e quindi infinitamente fragile. La forza di una legione, invece, è nel numero. La rete di Indra ci ricorda che siamo sempre allineati, per quanto imperfettamente, e sempre insieme. Quando siamo in difficoltà, questa è una verità da cui possiamo trarre forza.
Questi sono i luoghi in cui mi rifugio in questi giorni. Una passeggiata sulla spiaggia. Lo spazio tra le parole. Sotto un cielo dipinto e una luna crescente, gonfia di luce e impossibile da ignorare. Una rete scintillante tesa sulla realtà, la cui luce di diamante si riflette all’infinito.
Spero che anche voi possiate trovare rifugio, in luoghi di vostra creazione o ovunque vi sorprendiate a ricordare che non siete soli, non siete abbandonati. Tutto è qui, e tutto vi contiene, perfettamente.
Da: Trycicle.
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