Come applicare il non dualismo nel lavoro
Il non dualismo è un modo di approcciare la realtà che consiste nel dare importanza agli aspetti che ci uniscono alle altre persone e alla realtà circostante, anziché a quelli che ci dividono. Grazie al non dualismo possiamo percepire chiaramente di far parte di un realtà unica e indivisibile, rispetto alla comunità umana alla quale apparteniamo e nella relazione con la Terra e con tutti gli altri esseri viventi. Ed ecco un modo molto concreto e semplice per applicare il non dualismo nel mondo del lavoro, oltre che per capirlo meglio.
Un caso concreto di non dualismo nel lavoro
Poniamo il caso di dover scrivere un documento in collaborazione con un/una collega o nell’ambito di un gruppo di lavoro. Ad esempio un documento di testo o una presentazione. Ciascuno scrive un pezzo e gli altri fanno osservazioni, aggiunte, integrazioni e correzioni. Prima che inventassero i software per il lavoro collaborativo, scrivevo la mia parte su un documento, poi lo mandavo agli altri affinché potessero fare le proprie osservazioni e interventi. Aspettavo che me lo rimandassero indietro per vedere quali erano i cambiamenti proposti e valutare se accettarli o meno. In questo modo si arrivava a un unico documento finale, ma rimaneva chiaro quale fosse stato il contributo di ciascuno.
Ora ci sono dei magnifici software che supportano la collaborazione online, i quali consentono di lavorare in gruppo in modo più efficiente:
- con Dropbox, ad esempio, posso creare una cartella condivisa, alla quale fare accedere i miei colleghi. Nella cartella ci sono i documenti su cui lavorare, che chiunque può modificare, purché lo si faccia una persona per volta;
- con Google Drive si possono creare e modificare documenti direttamente online, che si aprono dal browser, si salvano da soli in tempo reale e ci si può lavorare contemporaneamente: in 2, 4 o anche 20 persone, tutte possono mettere mano contemporaneamente allo stesso documento.
Utilizzando questi o altri software per il lavoro collaborativo, il mio contributo si confonde con quello degli altri. Man mano che andiamo avanti, diventa sempre più difficile distinguere ciò che ho scritto io dal contributo dei miei colleghi. Quello che mi interessa è unicamente il risultato finale, non importa chi ha contribuito a questa o a quell’altra parte.
Con questo modo di lavorare abbiamo creato un documento come se fossimo un’unica persona. Non più tante menti, ma un’unica mente collaborativa. Questa non è teoria: è un’autentica esperienza di non dualismo. Per un momento non siamo più due o più entità separate, ma un’unica entità creatrice del documento.
Allargando il campo visuale, l’approccio non dualista si potrebbe adottare in qualsiasi circostanza lavorativa. Ad esempio, imparare a vedere che i propri interessi coincidono in gran parte con quelli dei colleghi e dell’azienda stessa, che il benessere del collega o della collega è anche il proprio benessere. Ma per oggi non andiamo troppo oltre.
Cos’è il non dualismo
L’esperienza di creare un documento in forma collaborativa rende manifesta la dimensione del non dualismo, anche se quest’ultima è già presente in ogni aspetto della vita. Di solito è difficile vederla.
Facciamo un esempio molto concreto. Poniamo che io mangi un frutto, tipo una bella pesca. Quella pesca, prima che io la mangi, è già connessa a me da molti legami. Entrambi siamo fatti per la maggior parte della stessa identica materia, l’acqua, e l’esistenza di entrambi dipende completamente dal sole. Quella pesca, proprio con quelle caratteristiche, è lì perché è stata coltivata da qualcuno che sapeva che qualcun altro come me l’avrebbe comprata. Se io non esistessi quella pesca probabilmente non esisterebbe. Mentre la guardo, la visione della pesca è un processo che richiede entrambi gli attori. Se questa pesca non ci fosse non la vedrei, ma anche se io non ci fossi, questa pesca – così come la vedo – non esisterebbe. Dopo che ho mangiato la pesca, la sua materia entra a far parte del mio corpo e dunque la nostra unità diventa indissolubile.
Guardando in profondità, possiamo vedere l’indissolubilità con molti altri elementi. Si pensi alla relazione che lega genitore e figlio. Come possono sentirsi due entità separate?
Il non dualismo è completamente estraneo alla nostra cultura occidentale, mentre è molto presente nelle spiritualità orientali, a partire dal Buddhismo. In quest’ultimo è intimamente legato al concetto di interdipendenza e a quello del non sé. Lo zen pone molto l’accento sul non dualismo, molto presente anche negli insegnamenti di un maestro contemporaneo come Thich Nhat Hanh. Altri autori dove il tema è molto presente sono Alan Watts e Shunryu Suzuki-roshi.
Un’altra corrente spirituale nella quale il non dualismo è centrale è Neo-Advaita o movimento Sat-Sang, ispirato agli insegnamenti di Ramana Maharshi (1879-1950) e legato alla scuola induista Advaita Vedanta. Esponenti in qualche modo riconducibili a questa corrente sono Rupert Spira, Jeff Foster e Dario Bergonzi.
Per approfondire:
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