Il senso dello stupore è una qualità propria dei bambini, che si perde con l’età adulta. Può trasformarsi in disincanto, assuefazione, spesso in cinismo. Ma può anche essere riscoperta, consapevoli che dentro di noi è sempre presente il bambino o la bambina che siamo stati. E i maestri spirituali hanno sempre cercato di insegnarci a riscoprire il nostro sguardo dell’infanzia. Gesù diceva che è necessario tornare ad essere “come bambini”, per vedere il Regno dei Cieli. Thich Nhat Hanh rivolgeva sempre la prima parte dei sui discorsi direttamente ai bambini. La stessa pratica zen invita a guardare la realtà soprattutto in modo semplice, per come si manifesta qui ed ora. Come farebbe un bambino. Solo così diventa possibile fare leva sul nostro innato senso dello stupore e vedere i miracoli che avvengono ovunque, dentro di noi e attorno a noi. Per questo ho particolarmente apprezzato questi versi della poetessa polacca Wislawa Szymborska, che, in sostanza, ci dice solo: “basta guardarsi intorno”.
La fiera dei miracoli
di Wislawa SzymborskaUn miracolo comune:
l’accadere di molti miracoli comuni.Un miracolo normale:
l’abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
e riesce a nascondere una grande, pesante luna.Più miracoli in uno:
un lontano riflesso sull’acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l’acqua sia poco profonda.Un miracolo all’ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si levano in volo.Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3.14
e tramonterà alle 20.01.Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l’inimmaginabile
è immaginabile.
[Ringraziamenti: a Paola Vidulis, per avermi fatto conoscere questa poesia, inviandola alla mailing list “interessere” il 13 gennaio 2010. La foto, questa volta, è mia.]