amore sull'autobus

Riprendendo quella che abbiamo chiamato “camminata dell’amore”, nell’ambito delle pratiche per camminare in città, quando stiamo su un mezzo pubblico, anche se affollato, possiamo adottare la pratica di metta, ovvero dell’indirizzare agli altri la nostra gentilezza amorevole. La “metta” è una pratica di tradizione buddhista (senza alcuna connotazione religiosa), che consiste nel rivolgere un’intenzione beneaugurante inizialmente verso se stessi, poi verso le persone amiche e vicine affettivamente, poi verso quelle neutre e, infine, verso i nemici. Ad esempio:

Che io possa vivere sempre felice e leggero/a,
nel corpo e nella mente.

Le persone che popolano il nostro stesso mezzo pubblico sono tipicamente del tipo neutro, cioè non le conosciamo e non ci hanno fatto né del bene, né del male. Non ci costerà nulla, dunque, indirizzare loro delle intenzioni beneauguranti, del tipo:

Che tu possa vivere sempre felice e leggero/a,
nel corpo e nella mente.

Per evitare malintesi, se non addirittura inconvenienti, sarà bene farlo solo mentalmente, senza pronunciare quelle parole con le labbra. Del resto, la pratica di metta funziona proprio così: deve fare effetto prima di tutto sulla persona che la esercita. Questo lo si capisce anche intuitivamente. Le persone molto chiuse, che passano il proprio tempo cariche di rancore e di odio verso qualcuno, fanno una vita non certo invidiabile. Al contrario, quelle molto aperte, generose, interessate più al bene degli altri che al proprio tornaconto – e almeno una persona di questo tipo, nella vita, l’abbiamo conosciuta – sicuramente se la passano meglio. Accontentiamoci di collocarci tra questi due estremi, sapendo però che staremo molto meglio ogni volta che saremo in grado di desiderare il bene degli altri. E ci sentiremo ulteriormente meglio se allargheremo la cerchia proprio a tutti, comprendendo anche gli esseri non umani.

Poi possiamo continuare col nostro augurio silenzioso. Di solito sui mezzi pubblici, il tempo non manca:

Che tu possa essere sempre al sicuro
e libero/a da ogni pericolo.

Guardando la persona a cui rivolgiamo il nostro augurio, possiamo immaginarci il tipo di pericolo a cui può andare incontro. Sui mezzi di superficie, ci sono molte persone anziane. Secondo i dati ufficiali, più di tre quarti delle persone anziane soffrono di almeno una malattia cronica. I trasporti urbani sono anche molto frequentati dai migranti, un tipo di persone a cui non è certo artificioso augurare di non incorrere in pericoli.

Infine, possiamo passare a un augurio più generico, che sicuramente va bene per tutti:

Che tu possa essere sempre libero/a
da rabbia, paura e ansia.

Rabbia, paura e ansia sono le emozioni più frequenti, ma anche più distruttive, che a tutti noi capita di provare. Augurare a noi stessi e agli altri di liberarcene – per quanto possa sembrare velleitario – è un grande progetto di vita. Maturarlo mentre di viaggia in autobus o in metropolitana rende la sfida ancora più affascinante.

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Categorie di questo esercizio: Gentilezza amorevole | Meditazioni mezzi di trasporto |
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Immagine di copertina: Jean Dubuffet, Subway (part.), 1943