Perché mangiamo gli animali?
Appena 20 anni fa, alla domanda “perché mangiamo gli animali?“, avremmo risposto che lo facciamo perché, come esseri umani, siamo a nostra volta animali onnivori. Oggi le cose sono cambiate. Il consumo di carne è diventato una vera e propria follia, come ben documenta il libro “Se niente importa“, di Jonathan Safran Foer.
Jonathan Safran Foer è un romanziere di successo, famoso per libri come “Ogni cosa è illuminata” e “Molto forte, incredibilmente vicino“. Col saggio “Se niente importa” (Eating Animals), pubblicato da Guanda nel 2010, Safran Foer racconta il suo percorso e le sue riflessioni che, assieme alla moglie, lo hanno portato a diventare vegetariano, dopo aver preso coscienza sulla realtà degli allevamenti intensivi, che sono oggi la modalità prevalente di produzione della carne.
A noi, che ci commuoviano per un gattino schiacciato sull’asfalto, e ci indignamo per un cane abbandonato dai padroni, mentre mangiamo senza pensarci troppo un panino al prosciutto, Safran Foer serve delle verità disarmanti.
Come quella che meno dell’uno per cento degli animali uccisi per la propria carne proviene da allevamenti familiari, per lo meno negli Usa, nonostante immaginiamo ancora che crescano all’interno di fattorie o sui pascoli erbosi. O che l’impatto degli allevamenti animali sul riscaldamento globale è superiore del 40 per cento rispetto a tutti i trasporti del mondo combinati, ed è la causa principale del cambiamento del clima. Ma è anche una delle due o tre principali cause di tutti i problemi ambientali più seri: inquinamento dell’aria e dell’acqua, deforestazione, perdita di biodiversità. Per non parlare delle condizioni agghiaccianti in cui vivono (si fa per dire) gli animali d’allevamento, il cui stato di salute è a sua volta causa di molte malattie dell’uomo, come le recenti epidemie del virus H1N1 e dell’Escherichia coli.
Tutto questo ha poca importanza? Meno del piacere di una salsiccia cotta insieme agli amici sul barbecue? «Se niente importa” – diceva la nonna ebrea dell’autore, a chi le offriva carne di maiale in tempo di guerra – cosa ci rimane da salvare?»
«Sarei ingenuo a pensare di convincere la gente a diventare vegetariani, ha dichiarato lo scrittore statunitense. La mia domanda è “ti interessa o no sapere cosa significa mangiare gli animali?” E c’ è un’enorme ipocrisia e ignoranza a riguardo. Come rispetto all’ ambiente: preferiamo non pensare. A cominciare dal sottoscritto, gli uomini sono per natura fallibili e fragili».
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[Ringraziamenti: ad Anobii, per le sue recensioni collaborative dei libri]You need to login or register to bookmark/favorite this content.
In realtà per scardinare il circolo degli allevamenti industriali basta ridurre la domanda, cioè non necessariamente astenersi dal mangiare carne ma mangiarla poco spesso, come del resto si faceva prima del boom economico (siamo in crisi e anche questo aiuta)
Sono d’accordo con te, Marco. Il problema è la domanda: vogliamo carne tutti i giorni e persino a buon mercato. Io sono vegetariano, ma è una scelta molto personale, che non pretendo affatto facciano altri. L’importante è sapere cosa comporta questo consumo gigantesco di carne.