Accettando le sensazioni spiacevoli possiamo cambiare il mondo

sensazioni spiacevoli

In questa nuova era di cambiamenti climatici, un senso di insicurezza pervade tutte le nostre vite. Alcuni di noi, attualmente la maggior parte, rimuovono le incertezze che ci si prospettano per il futuro, facendo sostanzialmente finta di niente. Altri cominciano a prefigurarsi un futuro nel quale nulla sarà più come prima, e le condizioni di vita saranno più difficili. Questo secondo gruppo può essere a sua volta suddiviso tra quelli che rimangono in attesa, con un crescente senso di rabbia e/o di angoscia, sentendo tutto il peso della propria impotenza, e quelli che si preparano al cambiamento, chiedendosi cosa possono fare per accettare le condizioni date e adattarsi di conseguenza.

Un modo per prepararsi al cambiamento potrebbe essere quello di creare le condizioni per salvaguardare il proprio stile di vita. Ad esempio, andare a vivere in luoghi del mondo e in tipologie di abitazioni meno esposti alle bizzarrie del clima impazzito. Questa sarebbe di certo una risposta pratica, ma pochi se la possono permettere e non eluderebbe comunque una delle più importanti questioni di fondo: quella di uno stravolgimento dell’ambiente che ci ha dato la vita e al quale apparteniamo intimamente. Uno stravolgimento che non risparmierà neanche i ricchi.

Strategie di risposta ai cambiamenti radicali

Oggi sempre di più si parla di resilienza come possibile risposta agli stravolgimenti ambientali. La resilienza è definibile come la capacità di reagire adattandosi ai colpi che gli avvenimenti della vita ci infieriscono. Accusare il colpo e rivedere i propri atteggiamenti, per trovare di volta in volta la risposta più saggia.

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Tra le risposte emergenti, di tipo propositivo, alla crisi climatica e ambientale, c’è anche la Cultura Rigenerativa. Si tratta della ricerca di nuovi modi di essere e di relazionarsi con gli altri per cercare di creare una cultura alternativa a quella che ci sta portando al disastro, basata sulla separazione e sullo sfruttamento senza limiti di qualsiasi risorsa. Se vogliamo cambiare direzione, dobbiamo farlo presto e radicalmente, ma dobbiamo cominciare da noi stessi, perché il cambiamento deve essere autentico e profondo. È il messaggio basilare di movimenti come Extinction Rebellion, ma anche, io credo, l’atteggiamento più saggio che ciascuno di noi può adottare per poter affrontare al meglio un futuro così pieno di incognite.

Come ci relazioniamo con le sensazioni spiacevoli

Per sviluppare resilienza al cambiamento e cultura rigenerativa all’interno di noi stessi, propongo di cominciare da qualcosa di molto semplice e alla portata di tutti, anche se non necessariamente facile: il modo con cui ci relazioniamo con le sensazioni spiacevoli.

Oggi la tendenza di gran lunga dominante è quella di cercare di evitare ad ogni costo anche la più lieve sensazione spiacevole. I numerosi esempi sono sotto gli occhi di tutti.

  • Una sensazione di caldo anche minima viene ormai reputata inaccettabile, tanto che l’aria condizionata è sempre più considerata un requisito indispensabile per qualsiasi ambiente, pubblico o privato. I ragazzi, cioè i più resistenti alle condizioni ambientali, pretendono l’aria condizionata nelle loro sistemazioni vacanziere. Negli uffici, si passa direttamente dal riscaldamento all’aria condizionata, ritenendo inaccettabili a priori le condizioni naturali. Lo stesso nei mezzi pubblici e nei luoghi del commercio e dell’intrattenimento.
  • Lo steso vale per la sensazione di freddo e per la pioggia, come se stare all’aperto fosse la condizione da evitare per eccellenza.
  • Gli insetti, a cominciare dalle zanzare, sono universalmente considerati alla stregua di nemici che meritano solo di essere eliminati, a causa delle sensazioni spiacevoli che possono comportare. L’entità dei tali sensazioni è quasi sempre trascurabile, ma ormai è profondamente radicata in noi l’ostilità per tutto ciò che ci ricorda la nostra condizione di natura.
  • Anche sensazione di fame non è più tollerata, ma la straripante disponibilità di cibi confezionati ci consente di evitare il problema ovunque ci troviamo.
  • Avere il fiatone, perché si sta percorrendo a piedi una salita o si salgono le scale, viene escluso a priori. Meglio evitare, così si può parlare meglio al telefono, e magari andare due volte a settimana in palestra.
  • Provare piccoli dolori, come il mal di testa o il mal di stomaco, o patologie minori, come il raffreddore, la tosse o il mal di gola, è ancora di più considerato inaccettabile e viene immediatamente combattuto a suon di farmaci da banco.
  • Infine il prurito, una sensazione spiacevole che facilmente viene soppressa, ma che può diventare proficuo terreno di indagine sul nostro modo di rapportarci alle sensazioni.

Imparare a vivere le sensazioni spiacevoli

La mia proposta, in sintesi, è quella di fare pace con le sensazioni spiacevoli. Non vi propongo di diventare masochisti (se non lo siete già), ma di considerare due realtà fondamentali.

La prima realtà è che la vita, da sempre e per tutti, è un continuo susseguirsi di sensazioni piacevoli e spiacevoli. Ricercare unicamente le sensazioni piacevoli e sfuggire quelle spiacevoli è un proposito del tutto velleitario, la vera ricetta dell’infelicità. Accettare che ci siano alti e bassi, piaceri e dolori, agi e disagi, e così via, è semplicemente un atteggiamento saggio. E qui stiamo parlando di sensazioni minori, non di accettare lutti, malattie o cose del genere.

La seconda realtà è che le sensazioni spiacevoli hanno anche una loro bellezza. Provare caldo non è unicamente spiacevole. La sensazione di calore sulla pelle e nel corpo, sudore compreso, fa parte della gamma che siamo geneticamente preparati a provare e a sopportare. Quando proviamo caldo, la mente si dispone in un modo un po’ diverso, e questa è un’esperienza di sperimentare, non da fuggire a tutti i costi. Lo stesso vale per il freddo, per la pioggia che ci bagna la testa, per le piccole e insignificanti punture di zanzare, per il fiato che si accorcia a causa della fatica, per il mal di testa. Sto parlando naturalmente di esperienze limitate nel tempo.

Se riusciamo ad accettare l’esistenza di momenti in cui sono presenti sensazioni spiacevoli, abbiamo fatto qualcosa di veramente grande. Fare pace con le sensazioni spiacevoli significa abbracciare la vita per quello che realmente è, fare pace con l’intera nostra esistenza. Se ci riusciamo, abbiamo dato concretezza a quella resilienza e cultura rigenerativa che sono il presupposto per un mondo diverso, un mondo migliore, anche a dispetto delle mutate condizioni ambientali e climatiche. Se non ci riusciamo, cioè se non riusciamo nemmeno a sopportare un po’ di caldo, in cosa possiamo sperare? In tal caso, forse solo gli dèi potrebbero evitarci il peggio.

Non sentirsi separati

Se riusciamo a fare pace con le sensazioni spiacevoli, riusciamo a ottenere anche qualcosa di molto importante: non sentirci più separati dalla realtà nella quale viviamo.

Se reagisco a una sensazione spiacevole respingendola, implicitamente creo una separazione tra tre entità: un “me”, un’entità esterna che mi procura il fastidio e il fastidio stesso. Voglio liberarmi da elementi esterni al mio io, che mi importunano, che mettono in discussione il mio desiderio di vivere sereno nel mio splendido isolamento. Ma tale divisione è puramente concettuale, perché in realtà, ciò che sperimentiamo è una sensazione inseparabile dal nostro sé, la quale si manifesta quando si creano determinate condizioni. Noi siamo fatti anche delle nostre sensazioni, non sono qualcosa che sta “al di fuori”.

Prendere coscienza che non siamo separati dalle nostre sensazioni, né dalle loro cause, è una conquista enorme. Ci consente di eliminare le separazioni con gli altri intorno a noi, con le nostre comunità locali e con tutti coloro – umani, animali e vegetali – con i quali dovremo condividere i cambiamenti di un mondo ormai in preda alla crisi climatica e alla crisi ecologica. Non bisogna infatti dimenticare che, oltre ai cambiamenti climatici, c’è un problema altrettanto importante, che è la crisi ecologica. È in corso la sesta estinzione di massa della storia della Terra, la prima provocata dall’uomo, che sta portando a una riduzione velocissima di specie animali e vegetali. Gli scienziati prevedono che questa crisi, provocata in gran parte dall’enormità degli allevamenti animali, provocherà scarsità di cibo per noi umani, con conseguenze drammatiche.

Non so se e quanto riusciremo a mitigare queste due crisi in atto. So però che uomini e donne consapevoli possono operare in sé stessi quel cambiamento che sarà necessario per invertire la rotta. Vedremo come andrà a finire.

Come fare

Ed eccoci come sempre alla parte pratica, che stavolta è più semplice che mai.

La prossima volta che provi una sensazione di caldo, anziché mettere subito mano al condizionatore o rinchiuderti in un ambiente a temperatura controllata, prova a stare un po’ con quella sensazione. Cosa provi veramente? Quali sono le sensazioni esattamente? Com’è cambiato il tuo modo di pensare e relazionarti agli altri e a ciò che ti circonda?

Può essere sufficiente far durare l’esperimento anche solo 5 minuti, magari avrai anche qualcos’altro da fare. L’importante è provare a vedere cosa succede se non rifiuti la sensazione e a sentirla parte del tuo modo di essere in quel momento.

Esperimenti analoghi possono essere fatti con la sensazione di freddo, con la pioggia, con la fame, con la fatica, con piccoli dolori, eccetera. Maggiori dettagli sono disponibili in articoli precedenti sul prurito e sulle zanzare.

Sì, possiamo salvarci. Ma per farlo dobbiamo creare una nuova cultura rigenerativa, che faccia partire il rinnovamento da noi stessi. La vera rivoluzione può essere innescata anche da un semplice mal di testa.

Per approfondire:

cambiamenti climatici

sensazioni

resilienza

separazione

Rupert Spira – Il non dualismo spiegato per bene

Macrolibrarsi

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Paolo Subioli

Insegno meditazione e tramite il mio blog Zen in the City propongo un’interpretazione originale delle pratiche di consapevolezza legata agli stili di vita contemporanei.

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6 risposte

  1. Mauro ha detto:

    E’ un bell’articolo che dovrebbero leggere il piu’ persone possibili, anche se non siamo influenti come ad esempio Trump ( che adesso ad esempio vorrebbe comperarsi la Groenlandia perche’ piena di giacimenti petroliferi con la conseguenza di un’ulteriore aumento dell’effetto serra ! ) noi tutti insieme possiamo fare molto per cambiare..un po’ alla volta..le nostre abitudini se veramente non vogliamo che i nostri figli e nipoti poi siano quelli che avranno la peggio .

  2. Paola Ricca Mariani ha detto:

    Finalmente! Qualcuno che dice esattamente quello che penso da qualche anno! A costo di essere visti come strani, questa è la strada da seguire. E noi che abbiamo superato il mezzo secolo di età, abbiamo l’obbligo morale di mostrare ai più giovani che è bello vivere in questo mondo, non doversene solo difendere. Però ammetto di non essere sicura di avere il linguaggio adatto per parlare con i trentenni. Perché noi l’abbiamo potuto vivere e godere il mondo dove era bello stare all’aria aperta e affrontare le varie condizioni climatiche. Mi pare che è questa consapevolezza che manchi tra i più giovani. Certo, anche i coetanei non è che diano un buon esempio. Forse si dovrebbe fare leva sulle capacità perdute, che vanno riacquistate. Anche se non vi nascondo che più si va avanti, più sembra di vivere in un mondo di pazzi, per cui è normale passare dal forno della strada alla ghiacciaia della metro o dell’autobus. Occorre un’alleanza tra i “savi”, quelli che si accorgono che il re è nudo, altrimenti prevale il non buon senso corrente.

  3. Mauro ha detto:

    Una cosa pero’, quando tu Paolo scrivi che bisogna accettare e imparare a convivere con i ” piccoli dolori ” come un mal di testa o un mal di stomaco sono d’accordissimo con te. Ma quando devi convivere con forti dolori cronici come il dolore neuropatico, che e’ il mio caso e quello di altre migliaia di persone il discoso si complica . Questo e’ un periodo ormai lungo ( troppo lungo! ) che soffro di questo tipo di dolori. A volte anche la meditazione ad esempio il bodyscan non riesce nell’intento di darmi un po di giovamento e me ne sto giornate intere seduto tra la poltrona e il letto. Paolo Subioli, mi potresti indicare una soluzione? A volte vengo vinto completamente da questi ” forti dolori ” che non mi lasciano vivere una vita il piu’ possibile normale. Anche il mio umore ne risente. Scusa se mi sono dilungato troppo ma penso che questo problema ce lo abbiano molte persone. Grazie.

  4. paolosub ha detto:

    Caro Mauro, non credo esistano soluzioni facili alla tua esigenza. La pratica di meditazione in quanto tale no può impedirti di provare dolore. Però una cosa importante che può fare è aiutarti ad accettare la situazione, o quanto meno a non peggiorarla con atteggiamenti avversivi. Non a caso la “mindfulmess” è stata inventata proprio per supportare le persone ricoverate in ospedale affette da dolori cronici.
    L’ideale è riuscire ad affrontare il dolore come una mera sensazione corporea, ma non è facile.
    Un equivoco di fondo sulla “utilità” della meditazione sta nel fatto che ci si aspetta che risolva problemi, cosa che non è. Ma se anche li risolve, aiutandoci ad esempio ad affrontare il dolore, lo fa DOPO che ci si è esercitati a lungo. Cioè quando il dolore arriva, bisogna già avere molta dimestichezza con la propria mente e i suoi meccanismi.
    Spero le mie parole non siano state scoraggianti per te. Bisogna avere un approccio realistico e ciò non significa rinunciare, semmai insistere.
    Ti auguro comunque di stare meglio.

  1. 13 Luglio 2022

    […] mentre cerchiamo di concentrarci. Lo stesso avviene in ogni circostanza della vita, quando cerchiamo di evitare ogni tipo di fastidio, piccolo e grande. Non vogliamo avere né freddo né caldo, né sudare o farci bagnare dalla pioggia, […]

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