Meditazione sui 2 tipi di respirazione

Ci sono molti tipi di respirazione diversi, perché noi umani siamo tanti, siamo diversi, e ciascuno di noi in ogni momento è diverso dal momento precedente. La respirazione ha molto a che fare con la meditazione. È la più grande amica e alleata della meditazione, principalmente perché rende molto più facile e accessibile a noi occidentali del XXI secolo la dimensione del silenzio e dell’introspezione. In questo senso è una facilitatrice. Ma può anche diventare veicolo di conoscenza. In questo articolo dirò brevemente di entrambi gli aspetti, per poi proporre una meditazione a mio parere molto interessante, che entra nel vivo del rapporto fecondo che possiamo stabilire con la respirazione stessa.
La respirazione come facilitatrice
La respirazione viene normalmente messa al centro di quasi tutte le istruzioni sulla meditazione. Si raccomanda di concentrarsi sull’aria che entra e l’aria che esce, con varie tecniche. Si può per esempio osservare il ritmico comprimersi ed espandersi del torace, oppure dell’addome. O ancora sentire l’aria che scorre lungo le narici o che lambisce il labbro superiore.
Il Buddha stesso, nel suo famoso discorso sulla piena consapevolezza del respiro (Anapanasati Sutta), ha detto che la piena consapevolezza del respiro, se sviluppata e praticata con continuità, offre “grandi ricompense, porta grandi benefici e conduce al successo” nelle diverse pratiche da lui proposte.
Di solito le istruzioni dicono di non interferire sull’andamento del respiro, cioè di non forzarlo, accettandolo per quello che è in quel preciso momento. L’attitudine che si intende sviluppare con la meditazione è infatti di tipo contemplativo, non operativo. Osservare senza intervenire.
La respirazione semplicemente osservata non ha un suo specifico interesse in quanto tale, ma viene considerata quale elemento di “ancoraggio” al momento presente e al corpo. Se riusciamo a stare attenti in modo continuativo alla respirazione – cosa non facile – possiamo entrare in contatto con la realtà del momento presente, con ciò che c’è qui ed ora. Lo stabilirsi nel momento presente è il fondamento di tutte le tecniche di meditazione. Dicendo questo già si capisce quanto sia importante concentrarsi sulla respirazione. Se il nostro problema è quello di perderci nel passato e inseguire il futuro di continuo, allontanandoci dalla vera vita, che si svolge unicamente nel presente, allora si capisce quanto sia importante questo “ancoraggio” a qui e ora al quale ci abilita il respiro.
Tra i due tipi di respirazione, la respirazione come facilitatrice può avere due valenze diverse e tra loro complementari:
- nella meditazione di concentrazione (samatha), essa facilita l’assorbimento e costituisce il principale veicolo per raggiungere tale stato meditativo;
- nella meditazione di osservazione profonda (vipassana), la respirazione consente di tornare di continuo alla dimensione del qui e ora, proprio come un’ancora che non permette all’imbarcazione di allontanarsi più di tanto.
A questo punto credo sia importante chiarire che la respirazione in quanto tale non è l’oggetto della meditazione, ma un mezzo al suo servizio. Nel discorso che ho citato – Anapanasati Sutta – il Buddha stesso propone 16 diversi tipi di respirazione quali varianti per praticare la consapevolezza del respiro, ma specificando molto chiaramente che esse sono al servizio dei 4 fondamenti della presenza mentale: corpo, sensazioni, mente e oggetti della mente. La presenza mentale, in ciascuno dei 4 ambiti, è possibile solo quando c’è la piena consapevolezza del respiro.
Anche per gli atleti, concentrarsi sulla respirazione prima della gara non è lo scopo della loro prestazione sportiva, ma il mezzo per essere ben presenti al corpo e alle sensazioni.
La respirazione come veicolo di conoscenza
L’osservazione continua e concentrata della respirazione può essere anche, in quanto tale, un potente veicolo di conoscenza. Un modo per capire meglio chi siamo e come funziona il mondo. Attenzione, perché questo è un punto molto importante. Il principale alleato, nel nostro sforzo di superare l’ignoranza fondamentale che ci rovina l’esistenza, è già da sempre qui, insieme a noi. Ma non lo sapevamo, e quando qualcuno ce lo dice rimaniamo piacevolmente sorpresi. Ci impegniamo in quel compito ma poi ce lo dimentichiamo di continuo. Il nostro rapporto col respiro è controverso, a volte conflittuale.
L’attenzione al respiro è qualcosa che non appartiene alla nostra cultura di origine giudaica e greca. Abbiamo imparato a farci caso grazie ai nostri amici orientali. L’antichissima disciplina dello Yoga, di origine indiana, si basava prevalentemente sulla respirazione. Lo Yoga che conosciamo oggi, basato sulle posture, è solo una rielaborazione recente. Nello Yoga classico dell’India, ormai scomparso, la respirazione era la protagonista. E lo era in quanto veicolo di conoscenza.
Attraverso la respirazione possiamo conoscere molte cose importanti. Ho già accennato alla piena consapevolezza del respiro quale prerequisito per la presenza mentale. La meditazione vipassana, che persegue proprio l’osservazione profonda basata sulla presenza mentale, ha come primo movimento fondamentale la consapevolezza del respiro. Iniziando la pratica di vipassana concentrandoci sulla respirazione, possiamo entrare nella dimensione della presenza mentale del corpo, delle sensazioni, della mente e degli oggetti della mente. E perfino questi ultimi non sono l’oggetto di interesse principale della nostra pratica. Quello che ci preme più di tutto è osservare la nostra reattività e constatare che può essere lasciata andare, come ci ha insegnato sempre lui, Gotama il Buddha, tramite le Quattro Nobili Verità o Quadruplice Compito.
Per andare molto sul concreto, l’osservazione della respirazione mi può dire molto sul mio stato fisico, mentale ed emotivo. Se in un qualsiasi momento della giornata mi fermo e osservo il respiro, posso capire più facilmente come sto in quel momento, dal punto di vista fisico, mentale ed emotivo.
In questo sito ho proposto molte pratiche di meditazione basate sulla respirazione, su diversi tipi di respirazione, sia di mia invenzione che prese a prestito. Il motivo è che alla fin fine, il modo migliore e più efficace per indagare su molti aspetti della vita è quello di osservare il corpo. E la respirazione è un ponte di collegamento tra la mente e il corpo, che funziona molto bene ed è sempre disponibile.
Esercizio sui 2 tipi di respirazione
L’esercizio sui 2 tipi di respirazione che propongo ha il vantaggio di poter essere eseguito in qualsiasi posizione, per qualsiasi durata di tempo e praticamente in qualsiasi momento.
L’aspetto che ci interessa indagare è la doppia natura della respirazione. Da un lato, essa è in grado di avvenire da sola, indipendentemente dalla nostra volontà e in genere senza che neanche ce ne rendiamo conto. Dall’altro, possiamo controllarla. Ad esempio possiamo smettere di respirare, fare dei respiri profondi, e così via.
Questa doppia natura della respirazione rispecchia la doppia natura della nostra esistenza: ci sono cose che possiamo controllare e altre che non possiamo controllare. Le prime sono decisamente in minoranza, ma tale dialettica esprime bene il punto di equilibrio di cui siamo costantemente alla ricerca. Abbiamo dei desideri, delle motivazioni che ci muovono, dei doveri da rispettare, ma essi, sempre, devono fare i conti con la realtà. Più riusciamo a capire cosa è veramente possibile per noi, meno problemi procureremo a noi stessi e a chi ha a che fare con noi.
Ed ecco le istruzioni per l’esercizio.
- Chiudi gli occhi e concentrati sul respiro per osservarlo.
- Nota com’è questo respiro: superficiale, profondo, veloce, lento, ecc. Le sue caratteristiche probabilmente cambieranno col passare dei minuti.
- (Tra parentesi: resisti alla tentazione di giudicarti per come stai respirando)
- Prova a capire in che misura stai lasciando fluire il respiro nel suo stato naturale e in che misura, invece, lo stai condizionando. Il confine di solito è molto sottile.
- Prova ad affidarti del tutto al respiro, lasciandolo fluire senza alcuna interferenza.
- Ci riesci o non ci riesci? Osserva l’inevitabile e continua presenza della dialettica tra lasciare andare e voler controllare, mente contemplativa e mente operativa.
- Considera questo esercizio un mezzo per conoscere e non per diventare più abile in qualcosa.
Quello sui 2 tipi di respirazione è un esercizio che possiamo fare anche solo per un minuto. Anche un solo minuto è comunque utile per capire come va il mondo. Probabilmente più di quanto non riesca a fare un telegiornale, a mio parere.
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